Violenza ragazza a Palermo, il branco in carcere ha paura. La direzione del Pagliarelli chiede il trasferimento

PALERMO- Devono essere trasferiti subito dal carcere dei Pagliarelli perché rischiano le ritorsioni degli altri detenuti. I sei indagati per lo stupro del Foro Italico sarebbero stati minacciati dagli altri reclusi e per questo devono andare via, in altre strutture dove è possibile garantire meglio la loro sicurezza.

Gli altri detenuti avrebbero già emesso la loro sentenza di colpevolezza nei confronti di Elio Arnao, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores e Cristian Barone, che sono accusati di aver violentato il 7 luglio una diciannovenne nel cantiere abbandonato del collettore fognario del Foro Italico, di fronte a Porta Felice.

Gli avvocati incontreranno oggi i loro assistiti per sentire dalla loro voce cosa stia succedendo all’interno dell’istituto di pena. Il più giovane ha 18 anni- il più vecchio 22 – si è spaventato dopo essere stato avvicinato da un altro detenuto, che gli avrebbe annunciato punizioni esemplari per tutti i componenti del branco.

La richiesta, presentata ieri dalla direzione del Pagliarelli al Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per la Sicilia (e per conoscenza al magistrato di sorveglianza, all’ufficio del Gip e alla Procura), è il risultato di una relazione di servizio redatta dal personale della polizia penitenziaria in cui vengono spiegati i motivi per cui è indispensabile procedere allo spostamento del gruppo. Sarebbero elementi «sgraditi» al resto della popolazione carceraria, sia ai cosiddetti detenuti comuni che a quelli rinchiusi nella sezione speciale.

Il pericolo di vendette da parte degli altri carcerati contro i giovani sarebbe talmente alto da spingere la direzione della casa circondariale a chiedere «l’immediato allontanamento da questo istituto dei detenuti» anche perché «l’elevato clamore mediatico della vicenda ha determinato la piena conoscenza dei fatti anche alla restante popolazione detenuta, ragion per cui sono invisi alla stessa inclusi i detenuti delle sezioni protette dove sono si trovano».