Via Lido: omissioni, negligenze, ritardi, inquinamento fognario, danni. La storia continua…impunita (fotogallery)
SCIACCA. Neanche un costosissimo orologio svizzero è così puntuale come il rituale che caratterizza un tratto della via Lido ogni qualvolta piove. Una storia che ha inizio da tempo e che da tempo si perpetua fino a diventare un rito, come una festa paesana. Un rito che è diventato assuefazione e che se ne frega dei danni subiti dai residenti, deiidisagi e pericoli alla viabilità. Un rito che sorvola anche l’attenzione su responsabilità e tale rito viene celebrato, con costanza, velando negligenze, ritardi, danni, omissioni, inquinamento ambientale.
Qualcuno, poco accorto, imputa la responsabilità a cause immaginifiche, che non hanno senso né riscontro. Il riscontro, però, è di tutta evidenza ed è noto, certificato da miriadi di articoli, da interventi palliativi che non hanno risolto la vicenda, da foto e filmati.
La causa è nel collettore che riceve le acque e fogne dalla Perriera e che è collocato a monte del costone, a margine della via Allende, di fronte la mai aperta Casa per anziani, oggi hub vaccinale. Una condotta che raccoglie acque piovane e fognarie che risale all’urbanizzazione di quella zona della Perriera che guarda sulla via Allende. Una condotta che non può reggere la quantità di reflui cresciuta con l’aumento delle edificazioni e della popolazione. Una condotta che è sottodimensionata, ma anche concepita con materiale vetusto.
Ecco, allora, che quando piove salta tutto, la valanga di acqua, fango, merda, non trova sfogo (anche a causa di cedimenti della condotta ridotta fine come una tagliatella) scende a velocità a valle del costone, investendo la via Lido e le abitazioni. Fango e merda che sfociano, alla fine della corsa, nel mare del Lido.
Questo rito si ripete puntualmente, da anni, e con gli anni peggiora sempre più. Prima era competenza della Girgenti Acque, ora dell’Aica. Ambedue sotto il controllo prima dell’Ato ora dell’Ati. Cambia l’orchestra ma la musica resta uguale. Musica stonata nei confronti della quale nessun direttore d’orchestra riesce a dare una nuova sintonia e armonia, a correggere le stonature profonde.
Sono lavori che hanno il crisma dell’urgenza. Un cantiere che dovrebbe lavorare a ritmo sostenuto, anche di notte. Lavori che hanno il profilo prioritario poiché non solo creano danni alle persone e alle cose, ma spalmano merda come se fosse Nutella. E qui il rito: pioggia, valanga di fango e merda, intervento della locale Protezione Civile, Vigili del fuoco, collocazione di transenne, chiusura della viabilità, trattore per spalare. Nel contempo, i residenti azionano le barriere che smorzano appena la valanga. I residenti devono provvedere a subire il danno minore mettendo in atto misure a proprie spese.
Il tutto desta qualche ora di attenzione, poi passa nel dimenticatoio. Fino alla prossima precipitazione, come quella di ieri sera. Si fanno sopralluoghi, si promette intervento…poi mancano i soldi. Questo è il triste rito che sancisce il fallimento di chi è preposto a risolvere i problemi, specie quando essi sono gravi.
Non è colpa del cielo, è solo colpa di chi perde tempo, mostra negligenza, commette omissione. La Protezione Civile svolge il suo compito che è quello di mettere in sicurezza il tratto quando si verifica l’evento. Altro non può fare. Il Comitato Lido-Ferdinandea sollecita, scrive al sindaco, all’Aica. Ha anche inoltrato esposti con l’auspicio che questi abbiano seguito.
Di anni ne sono passati, il tempo continua a scorrere infruttuosamente. Forse è necessario che ci scappi qualcosa di più grave? Questa vicenda va risolta d’urgenza e se soldi non ce ne sono, si trovino prioritariamente. Va rifatta interamente la condotta, va rifatta con la giusta dimensione. Il resto è formato solo da parole, le solite che nulla concludono.
Infine, desideriamo ricordare a qualcuno, che la valanga ha un senso che rispetta la fisica: va da monte a valle, e non viceversa. Chi ha orecchi per intendere, intenda.
Filippo Cardinale