VERSO LE ELEZIONI, CORSI E RICORSI DELLA STORIA. MESSINA E TURTURICI FANNO IL BIS?
Finita l’estate, è ora il tempo delle mosse in vista delle elezioni amministrative di maggio
Anche a Sciacca la storia si presenta con i classici corsi e ricorsi. E non poteva essere meno. La politica offre un palco dalle scene imprevedibili, e come in una commedia tutto diventa possibile. Ogni finale può essere rappresentato. Uno, nessuno e centomila , oppure, così è se vi pare . In una città dove un delizioso teatro fu distrutto per fare spazio alla fermata degli autobus, in una città dove si ricostruisce un gigantesco teatro non ancora interamente completato dopo 40 anni, la politica offre quei momenti deliziosi che solo il teatro può offrire.
E’ la politica che tutto può. Far litigare, far rimettere insieme, allungare le distanze tra protagonisti, ma anche accorciarle. Sciacca, non è mai stato un laboratorio politico. Una fucina capace di partorire idee nuove. No, gli steccati sono immobili come giganteschi blocchi di cemento armato.
A parte l’effetto della “primavera palermitana” che portò a Sciacca l’allora retino Ignazio Messina. Era scoppiata tangentopoli, i tempi erano maturi affinché l’elettorato manifestasse di rompere con il passato politico. Ignazio Messina divenne sindaco di Sciacca. Questa la novità saliente. Il “nuovo” che governa la città, il “vecchio” costretto all’opposizione. Finì anche questa ondata. Poi le cose ritornarono nella dimensione gattopardiana. La politica tornò ad avere gli schieramenti tradizionali, dividendosi tra centrodestra e centrosinistra.
E siccome abbiamo scritto che in politica tutto può accadere, ecco che nel 2004 due acerrimi avversari politici fanno quadrato, uniscono le forze al ballottaggio e vincono le elezioni comunali, cassando la possibilità che Sciacca avesse il primo sindaco donna (oggi va di moda il termine sindaca). Mario Turturici diventa sindaco, Ignazio Messina vice presidente del Consiglio comunale.
La politica non finisce mai di stupire e di offrire orizzonti che non ti aspetti. Nuovi scenari, quelli che non ti aspetti. Ed ecco che nell’ultima campagna elettorale si forma un duo inedito. Un duo che dapprima rappresentava l’icona dei classici galli costretti a coabitare nella stessa gabbia. Pippo Turco si candida e a sostenerlo è Ignazio Messina. L’esito fu una Waterloo. Ma la storia è composta da flussi e riflussi.
A maggio prossimo si vota, l’estate è terminata e la campagna elettorale dà sintomi di esistenza. L’encefalogramma elettorale non è più piatto, comincia a evidenziare i battiti cardiaci. Ad iniziare è stata la Sinistra Italiana con Fabio Leonte e Paolo Mandracchia, comunicando che il partito si presenterà con un proprio candidato e una propria lista. La sinistra che si stacca dal contesto più “moderato” del Pd e Sciacca Democratica.
Pd e Sciacca Democratica si guardano con rispetto, si scrutano, e devono andare a braccetto. Sono queste le due realtà politiche che dovranno esprimere il candidato in competizione con il centrodestra e con il Movimento 5 Stelle, ma anche con qualche presenza di estrazione civica. Il cammino di Michele Catanzaro è già iniziato. Il gruppo di ex Cantiere Popolare è agguerrito e ben organizzato. Ha dimostrato di saper giocare bene nello scacchiere politico locale, conquistando la segreteria cittadina del Pd e il capogruppo consiliare dello stesso partito. Un Pd che, però, deve fare i conti con tantissimi mal di pancia dell’elettorato giovane, quell’elettorato che si è sentito escluso dal dibattito politico e ha ripiegato su associazioni e movimenti. Giovani di sinistra piuttosto critici con le scelte e le linee del Pd.
Anche Filippo Bellanca potrebbe concorrere alla corsa a sindaco. Ma la condizione dovrebbe maturare da una condivisione corale capace di riconoscere la sua lunga esperienza a palazzo di Città. Insomma, non spetta a Bellanca fare il primo passa, ma un invito è la spinta a muoversi.
Qualche giorno fa, i consiglieri comunali eletti nella maggioranza Salvatore Monteleone e Mario Turturici, hanno dato vita ad un nuovo soggetto politico denominato Patto per Sciacca. La formazione di un nuovo movimento civico, “aperto a quanti vogliono dare un contributo di idee”, a pochi mesi dalla fine della consiliatura non può che traguardare la prossima competizione elettorale. I due hanno preso, già da tempo, le giuste distanze dalla Giunta Di Paola, non condividendo gli assetti assessoriali, l’uscita di scena di ex Cantiere Popolare, imputando a Fabrizio Di Paola di essere stato troppo legato “ad un sistema di appartenenza partitica”.
Ignazio Messina recentemente ha risvegliato quella sua voglia di Sciacca che sembrava sopita. Interviene e non nasconde l’interesse a tornare a occuparsi della città che ha governato. A pochi mesi dalle prossime elezioni c’è già movimento che non può essere avulso dall’obiettivo di conquistare il governo della città.
Messina e Turturici ultimamente si sono riavvicinati, frequentati. Certo non per parlare dell’uscita dal Regno Unito dalla Comunità Europea! C’è un progetto politico comune da condividere? Probabile, ma né Messina né il nuovo Patto per Sciacca di Turturici e Monteleone possono immaginare di centrare obiettivi correndo singolarmente. I frequenti contatti tra Messina e Turturici immettono sul sentiero di discesa che conduce un aereo ad atterrare, ad arrivare a destinazione.
Il campo di battaglia è molto difficile, arduo, insidioso. Attorno all’eventuale progetto politico degli ex due sindaci può aggregarsi qualche formazione civica. L’eventuale proposta politica Messina-Turturici-Monteleone dovrebbe attirare il malumore degli elettori sia di centrodestra che di centrosinistra.
Il centrodestra arriva alle porte delle prossime elezioni amministrative non più coeso come all’origine. Giunge dopo aver governato la città in un contesto in cui tutti i comuni italiani, ed in particolare quelli siciliani, soffrono una gravissima crisi finanziaria dovuti a continui e mortali tagli dei trasferimenti statali e regionali. Una situazione finanziaria del Comune che non consente a chi verrà di compiere miracoli. Una situazione finanziaria che farà cozzare le utopie contro una dura realtà. Lo capiranno i pentastellati se vinceranno. Tranne che vorranno fare come a Favara e, molto probabilmente, anche a Porto Empedocle.
Forza Italia smania e non nasconde mire per la fascia istituzionale tricolore. Lo stesso vicesindaco Silvio Caracappa ha già manifestato chiaramente la linea politica. Se non si ricandida Fabrizio Di Paola, va avanti con propria candidatura. Ma Forza Italia non è quella di qualche anno fa. Lo si vede pure col Milan. Finita l’era magica di Berlusconi che miete consenso.
Anche Ncd attende la decisione di Fabrizio Di Paola, non nascondendo una certa fibrillazione per i tempi decisi dal sindaco. E al suo interno c’è l’attuale presidente del Consiglio comunale, Calogero Filippo Bono, che ha tutte le carte in regola per avanzare la candidatura a sindaco.
Ma il quadro finora esposto, non è completo. Manca una pennellata che può essere quella determinante. La candidatura a sindaco da parte del Movimento 5 Stelle. L’atmosfera in generale sembra essere favorevole ai pentastellati che, stavolta, al di là del nome del candidato a sindaco, possono cavalcare l’onda positiva. Al di là dell’uno vale uno, la scelta del candidato ricadrà su un profilo che rientra nelle caratteristiche “moderate” del Movimento che, anche a Sciacca, si divide in radicali e moderati. Tra quest’ultimi c’è il deputato saccense Matteo Mangiacavallo che, tra l’altro riveste il ruolo di capogruppo all’Ars. Insomma, Matteo Mangiacavallo vale certamente più di uno e farà in modo che i “guerrafondai” tra gli attivisti saccensi non rovinino gli effetti dell’onda favorevole. Per i pentastellati, governare la città sarà impresa non facile. Le condizioni finanziarie dei comuni siciliani è terribile. Devono dimostrare, se vincono, di saper amministrare, soprattutto assumendo il coraggio delle scelte e non ripetendo gli errori che stanno emergendo in diverse realtà locali dove sono al governo.
Il vero campo di battaglia della prossima campagna elettorale sarà il programma. Sarà difficile presentare all’elettorato un programma “copia e incolla”, pieno di enunciazioni, povero di contenuti. La vera sfida è in che modo proiettare Sciacca nei prossimi 20 anni. Quali saranno le basi concrete per cambiare la rotta dell’effimero, dell’inconsistente? E’ imprescindibile ridisegnare Sciacca guardando oltre l’ordinaria amministrazione. Altrimenti la città sarà costretta a subire le sorti che stanno già vivendo paesi dell’entroterra: un paese per vecchi. Già i giovani sono costretti ad andar via. L’emigrazione non può che peggiorare se non si imprime una svolta radicale.
Ma questo discorso non è inteso. Gli orecchi della politica locale restano inesorabilmente otturati. L’orticello è l’unico orizzonte che riescono a intravedere. Eppure, Sciacca ha nel suo essere vaste praterie.
Una cosa è certa, noi del Corriere di Sciacca faremo assumere ai candidati la responsabilità della visione del bilancio comunale. Questo per evitare, poi, che con la scusa del “non ci sono soldi” ci si adagi sul nulla. Chi intende guidare la città dovrà spiegare ai cittadini come int nude farlo avendo contezza della realtà finanziaria. Altrimenti è meglio che si dedichi ad altro.