VENDITA LOTTI FERROVIARI, E’ MAI POSSIBILE CHE QUESTA CITTA’ NON GUARDA AVANTI?

Editoriale di Filippo Cardinale

Comincio a pensare sempre più spesso che questa città immagina di svilupparsi turisticamente solo con le parole. Al dunque, invece, perde ogni possibilità concreta e si lascia sfuggire, come fanno gli ingenui, importanti opportunità per proiettarsi in una dimensione che la qualifichi davvero città turistica. In ogni parte del mondo, in Europa particolarmente, le città realizzano piste ciclabili per migliorare la mobilità, potenziano là dove esistono, progettano e realizzano percorsi per attirare il turismo ciclistico sempre in aumento.

Sembra proprio un destino, amarissimo, quello della nostra città: ha tanto potenziale, ma non lo sfrutta. Non solo il territorio è bello, attraente, carico di storia, arte, paesaggi, ma ha anche una tratta ferroviaria lunghissima che costeggia il suo litorale. Da Menfi a Ribera potrebbe nascere un collegamento ciclabile da far invidia, pedalando insicurezza e gustando il paesaggio mozzafiato che il territorio offre.

Pedalare tra agrumeti, uliveti, costeggiando il mare, sono elementi che farebbero da forte calamita allargando l’offerta turistica. Qualsiasi Comune farebbe l’impossibile pur di non farsi sfuggire l’occasione di una riconversione della tratta ferroviaria chiusa dagli anni ottanta. Non far perdere l’opportunità della riconversione significa avere una visione di Sciacca proiettata in avanti anche dal punto di vista ecologico.

Perdere tale occasione significa replicare errori del passato, quando si è dato il via ad una cementificazione ignobile cambiando fisionomia al nostro territorio, riuscendo anche a offendere la storia con autorizzazioni ad edificare su mura medievali o lungo la costa in modo incontrollabile. Se vogliamo ancora continuare a mortificare ogni speranza di europeizzarci rendendo attraente il nostro territorio dal punto di vista turistico, allora si continui a sbagliare. Altrimenti, si mettano in atto quelle misure per non rimanere nell’alveo del provincialismo bieco.

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