Un tesoro da 22 mln da mettere al sicuro, Zummo agli arresti. Riciclaggio, autoriciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa
PALERMO. È finito agli arresti domiciliari Francesco Zummo, imprenditore più volte colpito da misure patrimoniali e ora accusato di riciclaggio e autoriciclaggio e concorso esterno in associazione mafiosa assieme al commercialista Fabio Petruzzella, 59 anni, finito in carcere.
Il vecchio costruttore, accusato di aver fatto fortuna ai tempi del Sacco di Palermo e del suo socio Vito Ciancimino, a 89 anni ha ancora un tesoro da mettere al sicuro. E attorno a lui una rete di consulenti, faccendieri e petrolieri implicati nell’impresa di far sparire dai radar dello Stato 22 milioni e 340.285 euro in odor di mafia.
I loro nomi sono al centro dell’indagine dello Sco coordinata dal procuratore capo Francesco Lo Voi e dall’aggiunto Marzia Sabella che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Alfredo Montalto.
Disposto il sequestro preventivo di 18 milioni e 399.996 euro sul conto di Zummo alla Alpha Bank di Tirana, altri 12 milioni e 963.967 euro sul fondo Pluto alle Bahamas intestato alla moglie, Teresa Macaluso, e le somme rimaste sul conto della Banca dello Stato del Canton Ticino.
Un’inchiesta che si è intrecciata con quella della Dda di Napoli che indagava su un’associazione criminale impegnata nel riciclaggio e nel traffico internazionale di droga, dopo il sequestro di oltre 17 tonnellate di hashish e captagon nel giugno del 2020 al porto di Salerno.
Il commercialista e i faccendieri Petruzzella, nato in città, una laurea alla Luiss di Roma e studio a Milano, fratello di un magistrato, sarebbe stato il perno del sistema. Avrebbe sfruttato la sua presenza nel board di una società in città per giustificare i suoi viaggi fra Milano, viale Regione siciliana e l’Albania. Nella rete pure un broker svizzero, Daniele Cestagalli, e un petroliere albanese, Rezart Taci, che, per una provvigione di 4 milioni, si sarebbero messi a disposizione per portare a termine il progetto.
Proprio dall’Albania, dove erano stati trasferiti i fondi fiduciari passati dal Liechtenstein attraverso la Banca dello Stato del Canton Ticino, era però partita la segnalazione della Spak (la Procura speciale contro la corruzione e la criminalità organizzata della Repubblica d’Albania) che aveva intercettato u n’operazione sospetta: all’Alpha Bank di Tirana erano stati aperti il 18 giugno scorso due conti da parte di Zummo e Petruzzella.
Il programma, sostengono gli inquirenti, prevedeva che il commercialista «dapprima travasasse le somme all’Alpha Bank sul proprio conto dello stesso istituto di credito e poi le trasferisse ad una società di Singapore o di Hong Kong per il tramite della società petrolifera di Taci.