“Un cuore di smeraldo in eredità”: dedicato alla forza delle donne il primo libro di Melissa Bentivegna
SCIACCA. Melissa Bentivegna è una saccense che da oltre 20 anni vive a Verona dove insegna in una scuola primaria. Appassionata di letteratura, ama leggere e non poteva non essere attratta dalla scrittura. Ha pubblicato di recente il suo primo libro e con estremo piacere lo ha presentato anche nella sua città d’origine nel corso di una serata che si è svolta al Circolo di Cultura.
Il libro è un romanzo ed è edito da Historica. Si intitola “Un cuore di smeraldo in eredità” ed è dedicato alle donne e alla loro forza quando occorre risollevarsi da periodi difficili della loro vita.
La storia, ambientata a Verona, si sviluppa a tratti sul filo sottile del sovrannaturale, tra la realtà e il sogno, pur essendo una storia di vita vera che le ha richiesto uno studio sul campo medico e che tocca diverse tematiche sociali.
“Spero – ha detto l’autrice facendo riferimento ad alcune note autobiografiche del libro in cui la Sicilia fa poeticamente da “pacata melodia” – che, nel suo piccolo, questo romanzo possa, come uno smeraldo, far luce su alcuni valori che i saccensi hanno già per cultura dentro di sé» .
La panchina, rappresentata in copertina, è un punto focale della storia poiché diventa il luogo fisico e onirico in cui si compie l’incrocio tra le tre protagoniste. La panchina, negli ultimi anni simbolo della lotta al femminicidio, per una sorta di fortuita e appropriata coincidenza, si sposa con alcuni snodi narrativi che vengono affrontati all’interno romanzo, quali la violenza in generale.
Il tema dominante, però, è quello della donazione degli organi come segno del destino capace di intersecare la vita di persone tra loro sconosciute. La donazione è espressione di solidarietà che è il motivo di fondo dell’intera trama. Il “sì “alla donazione viene presentato come un “omaggio” consegnato al tempo, capace di compiere traiettorie invisibili che definiscono legami indissolubili. Lo smeraldo della storia è la metafora del dono, della generosità capace di passare da una persona all’altra, da una donna all’altra, e crea quell’intreccio speciale, proprio come una “E” che congiunge e che è l’iniziale del nome delle tre protagoniste.
Nel romanzo viene pure affrontato il tema della malattia. «Ho sperimentato – aggiunge Melissa – che parlare di malattia in un romanzo è davvero difficile. Così com’è successo alle mie protagoniste, ammalarsi non è il frutto di una libera scelta e non rientra tra i progetti di vita. Indipendentemente dal tipo di diagnosi e dalle cure previste, l’incontro con la malattia può influire sulla visione che la persona ha di sé e della realtà circostante. I vissuti di gioia e i desideri per il futuro incontrano sentimenti di incertezza. È necessario stipulare un nuovo patto con sé stessi: ciascuno ha la propria strada e le proprie risorse. Le protagoniste della storia hanno riconosciuto il valore della loro fragilità. La fragilità accolta le ha portate a elaborare la paura e a coltivare la speranza. Quest’ultima combacia con la “progettualità “e non è un cieco atteggiamento di fiducia. Credo sia questa la vera forza di ogni uomo e di ogni donna: progettare il proprio futuro in un contesto segnato dalla reciprocità esistenziale».
E dal romanzo di Melissa emerge proprio questo, ovvero che, in un reticolo di luci e ombre, quale la vita è, ciascuno di noi può trovare sempre e comunque la forza di rinascere.