Un anno dopo il primo contagio Covid 19 Sciacca rischia la zona rossa

SCIACCA. Esattamente un anno dopo. I primi di marzo del 2020 a Sciacca si verificava il primo caso di contagio da coronavirus, il primo in provincia di Agrigento. Mentre della pandemia avevamo solo sentito parlare in televisione, un medico dell’unità operativa di Medicina che da alcuni giorni aveva dei malesseri, di propria iniziativa si recava in Radiologia per una Tac, al termine della quale c’era la doccia fredda della diagnosi: Covid 19.

La paura cominciava ad avvolgere la città, il virus era già esploso nel Nord Italia e non si conosceva ancora la sua forza contagiosa. Ancora più preoccupante perchè si trattava di un focolaio scoppiato all’interno dell’ospedale “Giovanni Paolo II”. Il medico venne trasferito nel reparto di malattie infettive di Caltanissetta e costretta alle cure della Terapia intensiva. In pochi giorni i casi aumentarono, ci furono i primi morti, persone anziane che erano ricoverate proprio in Medicina, e per molto tempo Sciacca fu la città della provincia di Agrigento con il più alto numero di contagi. Oggi, ad un anno esatto di distanza, dopo il primo lockdown, le libertà estive, la zona rossa natalizia ed i contagi che erano scesi a poche unità, scatta nuovamente l’allarme.

Ad un anno dal primo caso, a Sciacca torna nuovamente la paura. In pochi giorni i casi di coronavirus sono quasi triplicati: dai 28 di fine febbraio agli oltre 80 di oggi. Un incremento clamoroso, c’è una escalation scaturita ancora da un focolaio, l’assemblea di una comunità religiosa dove forse non sono state del tutto rispettate le norme di sicurezza anticovid. Con questi ritmi tra alcuni giorni si potrebbe toccare quota 100 e stando al rapporto 250 contagi settimanali per ogni 100 mila abitanti la città rischia automaticamente di diventare zona rossa.

Un anno dopo Sciacca registra complessivamente, dall’inizio della pandemia, 494 casi di positività. Di questi 15 sono deceduti, 399 guariti.