TRIVELLAZIONI IN MARE: NUOVE OSSERVAZIONI DEI COMITATI CONTRO LE PIATTAFORME PETROLIFERE
Continua la lotta contro le trivelle nel Canale di Sicilia. L’Eni vuole trivellare al largo della costa tra Agrigento e Licata, presentando una valutazione dei rischi che viene giudicata incompleta e superficiale.
Ieri il Comitato Stoppa la Piattaforma, l’Altrasciacca, Italia nostra, Lega navale Greenpeace, Regione Siciliana, Associazioni di pescatori, l’Assessorato all’Ambiente della Regione Siciliana, hanno presentato osservazioni puntuali contrarie al progetto di un pozzo esplorativo, VELA 1, presso la Commissione di valutazione di impatto ambientale (VIA) del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Mare, incaricata di autorizzare le operazioni.
L’Eni – dice Mario Di Giovanna – propone di trivellare un fondale a oltre 700 metri di profondità, 30 chilometri circa al largo delle coste agrigentine, senza valutare gli effetti di un possibile incidente rilevante sull’ecosistema marino e sulle attività di pesca dell’area, minimizzando numerosi altri impatti e presentando dati che cancellano la presenza di una rotta migratoria degli uccelli nell’area. L’area dove l’Eni vorrebbe trivellare è infatti particolarmente importante per la riproduzione delle acciughe, una risorsa già in crisi che non sopporterebbe un incidente di questo tipo. Quanto alle rotte di migrazione degli uccelli, Eni per le sue valutazioni utilizza una cartina divulgativa del Parco del Conero e ignora l’incredibile valenza per l’avifauna migratrice delle isole del Canale di Sicilia (in particolare Pantelleria e Lampedusa) e delle Zone a Protezione Speciale (ZPS) istituite presso il litorale di Gela.
Il piano faunistico e venatorio 2013-2018 della Regione Siciliana presenta una cartina con una delle quattro rotte di migrazioni principali che passa praticamente sul sito dove si vorrebbe trivellare il pozzo Vega 1. La documentazione allegata manca di firme timbri, e addirittura nella maggior parte dei documenti non è indicato nemmeno l’estensore.
Da sottolineare – aggiunge Di Giovanna – il dato positivo, che la Regione Siciliana, ha presentato assieme a noi le opposizioni al Ministero dell’Ambiente. Non possiamo negare però, che nonostante la nostra attenzione ed il nuovo impegno della Regione Siciliana – conclude il leader del comitati contro le trivellazioni – , se non verranno presi provvedimenti legislativi a livello nazionale in tempi brevissimi, il nostro mare per come lo conosciamo è destinato a scomparire.