TRIBUNALE DEL RIESAME, CARMELO MAROTTA RESTA IN CARCERE, LE SORELLE TORNANO IN LIBERTA’. CONFERMATO IL SEQUESTRO DEI BENI

Il tribunale del Riesame di Agrigento ha confermato la custodia cautelare in carcere per l’imprenditore riberese Carmelo Marotta, mentre le sorelle Maria e Rosalia lasciano i domiciliari e tornano in libertà. Per queste ultime, il Riesame ha disposto per un anno il divieto di esercitare l’attività d’impresa. I Marotta sono indagati per per intestazione fittizia di beni e bancarotta fraudolenta, in concorso tra loro. Il Riesame ha confermato anche il sequestro dei beni della Edilmar.

Le indagini sono coordinate dalla Procura di Sciacca e condotte dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria. Imilitari hanno anche eseguito un sequestro preventivo mirato alla confisca delle quote sociali e dell’intero complesso aziendale della società Edilmar, con sede a Ribera.

Le indagini, che iniziano nel 2011, scaturiscono da quelle della Dda di Palermo e sfociata con l’arresto di Carmelo Marotta. Per lui l’accusa di favoreggiamento alla latitanza del boss agrigentino Falsone. Fu procesato in promo grado a Sciacca e condannato a 12 anni e 6 mesi di carcere. Attualmente è in corso il processo di appello. 

Alla fine dello scorso maggio, i carabinieri della Sezione di Polizia giudiziaria della Procura della Repubblica di Sciacca e quelli del Comando Compagnia di Sciacca, su ordinanza di applicazione della misura cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Sciacca, arrestarono Carmelo Marotta 45enne riberese, amministratore unico della società “Edilservizi s.r.l.,”, con sede legale in Ribera, e le due sue sorelle Rosalia Marotta Rosalia 51enne e Maria Marotta 48enne, ambedue imprenditrici. 

Secondo l’ipotesi investigativa tutti e tre sarebbero responsabili in concorso dei reati di bancarotta fraudolenta, truffa aggravata e intestazione fittizia di beni, aventi ad oggetto società dichiarate fallite dal Tribunale di Sciacca in data 31 luglio 2012. Nella circostanza i carabinieri hanno effettuato il sequestro preventivo dei beni finalizzato alla confisca delle quote sociali e dell’intero compendio aziendale per un valore di circa 2.000.000 (due milioni) di euro. Più nello specifico, Carmelo Marotta, dopo aver appreso di essere indagato per reati comunque connessi al delitto di associazione per delinquere di stampo mafioso, all’indomani dell’arresto in Francia del latitante mafioso Giuseppe Falsone, al fine di preservare i beni aziendali delle proprie società “Edilservizi s.r.l.,” ed “Edilmar s.r.l.,” da un probabile provvedimento ablativo di natura patrimoniale, avrebbe costituito un nuovo soggetto societario (Edilmar Group s.r.l.) apparentemente di proprietà delle sorelle Maria e Rosalia Marotta, e poi, con il concorso delle stesse, in un brevissimo lasso temporale, avrebbe eseguito una serie di operazioni commerciali, univocamente volte a veicolare tutti i cespiti attivi e i beni aziendali materiali ed immateriali delle sue due società nel patrimonio della nuova società “Edilmar Group s.r.l.,”, così sottraendo tali beni al provvedimento di sequestro preventivo, emesso l’11 luglio del 2011 dal Gip del Tribunale di Palermo, nonché ai creditori pubblici e privati delle due ditte, dichiarate fallite nel 2012.

 

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