Tratta ferroviaria Castelvetrano-Agrigento: lo Stato prima ne certifica la tutela poi la esclude quasi del tutto dalle linee turistiche nazionali

Il tema ferrovia è tornato in auge nei giorni scorsi attraverso il dossier “Futuro sospeso 2024” di “AMODO”, l’Alleanza per la Mobilità Dolce

Era il 2021 quando, attraverso un comitato, venne proposta la ricostruzione integrale dell’intera tratta ferroviaria Castelvetrano-Agrigento. Altri tempi. Quel movimento popolare, sostenuto da molti sindaci e da alcuni politici agrigentini e trapanesi, durò poco. Il tempo di un appello rivolto al governo nazionale dell’epoca, che finì nel vuoto. A Roma puntarono, e puntano ancora, sulla superstrada Castelvetrano-Gela, un’opera che costerà fra i 700 milioni e il miliardo di euro e che permetterà di chiudere l’anello autostradale dell’intera Isola.

IL DOSSIER

Il tema ferrovia è tornato in auge nei giorni scorsi attraverso il dossier “Futuro sospeso 2024” di “AMODO”, l’Alleanza per la Mobilità Dolce. Non il sogno difficilmente realizzabile del rifacimento della tratta, a scartamento ordinario, ma l’inserimento dei 135 chilometri che separano Castelvetrano da Agrigento in un elenco di 39 linee in tutta Italia, 5 delle quali in Sicilia che, se recuperate al trasporto passeggeri, potrebbero sviluppare un potenziale traffico pendolare ed escursionistico. L’Alleanza per la Mobilità Dolce sostiene che si potrebbe fare senza spese eccessive trattandosi di tracciati in parte ancora in buone condizioni e, quindi, facilmente ripristinabili in tempi brevi. Forse ciò è realizzabile nel resto d’Italia, non certo nel caso della Castelvetrano-Agrigento. Venne chiusa tra il 1977 ed il 1986 a causa del tracciato molto tortuoso e dei lunghissimi tempi di percorrenza. La parte più prossima ad Agrigento e fino a Porto Empedocle (10 km), dove era presente il binario a scartamento normale, venne riaperta al traffico turistico nel 2001, in considerazione della vicinanza alla Valle dei Templi. Nel 2010 la stazione di Porto Empedocle fu affidata, come polo turistico/ museale, all’associazione Ferrovie Kaos. Un intervento analogo era contemplato anche per la prima tratta che da Castelvetrano tocca il parco archeologico di Selinunte e si spinge fino alla riserva naturale orientata della foce del fiume Belice ed a Porto Palo di Menfi (22 km), da cui si dipartono numerosi itinerari naturalistici e paesaggistici, anche tramite percorsi ciclabili.

ESCLUSA DALLE 26 LINEE TURISTICHE ITALIANE

Per questo motivo la linea è stata inserita nel novero di quelle tutelate della legge 128/2017. Ma, inspiegabilmente non risulta compresa nel recente elenco delle 26 linee turistiche del Decreto MIMS su cui è stata raggiunta l’intesa Governo Regioni, in attesa di pubblicazione. Il sindaco di Castelvetrano ha promosso, ad ottobre 2021, un tavolo istituzionale, in collaborazione con l’associazione Sicilia in Treno – a cui partecipano anche AMODO e FIFTM – per una ampia collaborazione per promuovere la riapertura ad uso turistico di questa ferrovia. A marzo 2022, nel corso di una visita a Selinunte insieme al sindaco di Castelvetrano, l’assessore alle infrastrutture e alla mobilità della Regione Siciliana, Marco Falcone, ha reso noto, il passo fatto dal Governo Musumeci, che ha comunicato al Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, il proprio interesse e quindi la richiesta affinché la storica tratta Castelvetrano-Porto Palo di Menfi sia inserita tra quelle finanziate per il recupero a scopo turistico. “Purtroppo questa richiesta non ha avuto seguito – spiega l’Allenza per la Mobilità Dolce – perché il decreto interministeriale in attuazione della legge 128/2017 sulle linee turistiche, divenuto operativo a luglio 2022, non contempla purtroppo questa linea”.

IL COMITATO CHE VOLEVA RICOSTRUIRE LA TRATTA

L’idea ambiziosa di ricostruire la tratta, quella del 2021, era corredata da un progetto di massina piuttosto interessante. Il tracciato sarebbe lungo 89 chilometri e prevederebbe 25 km di gallerie oltre a 5 in viadotto. “Proposito certamente lodevole – spiega nel dossier AMODO – in considerazione dell’importanza dei centri toccati, tra cui Menfi, Sciacca e Ribera, ma decisamente ambizioso in ragione degli ingenti costi finanziari richiesti”. Discorso dunque chiuso in modo definitivo, alla luce dei passi in avanti fatti dall’Anas per la superstrada. Resta il rammarico perche negli anni è stata trascurata completamente la domanda turistica, che proprio nei mesi estivi cresce notevolmente e puà essere sfruttata, come accade da anni in Francia, Svizzera e Austria solo per ricordare le nazioni più vicine.