Torna la stagione dei porti chiusi e della guerra alle navi umanitarie ?
Con un’azione concordata tra il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ed il collega dell’Interno, Matteo Piantedosi, il governo ha convocato il comandante della Guardia costiera, ammiraglio Nicola Carlone per farsi illustrare la situazione nel Canale di Sicilia, dove sono presenti due navi, la Ocean Viking e la Humanity One, con complessivi 326 migranti soccorsi a bordo.
Il titolare del Viminale ha firmato una direttiva che definisce la condotta delle due imbarcazioni non «in linea con lo spirito delle norme europee e italiane in materia di sicurezza e controllo delle frontiere e di contrasto all’immigrazione illegale», valutando pertanto di imporre loro il divieto di ingresso nelle acque territoriali. I flussi via mare, intanto, si intensificano, determinando ancora tragedie: i cadaveri di due gemellini di un mese sono stati trovati su un barcone soccorso dalla Guardia costiera al largo di Lampedusa.
Mentre il premier Giorgia Meloni evoca un ‘piano Matteì per far crescere l’Africa rimuovendo le cause della migrazione, il Governo di centrodestra si trova a dover fare i conti con una decisa impennata degli arrivi: 78mila quest’anno contro i 52mila del 2021, solo nell’ultima settimana sono 3mila. E la linea messa subito in campo è quella già sperimentata da Salvini nel suo periodo al Viminale.
La direttiva di Piantedosi – all’epoca suo capo di Gabinetto al ministero dell’Interno – è infatti analoga a quella firmata dal leader leghista nel marzo 2019: si comunica ai vertici di Forze di polizia e Capitaneria di porto che il ministro degli Esteri ha inviato note verbali agli Stati di bandiera delle due navi, Norvegia (Ocean Viking) e Germania (Humanity One), per informarli che la loro condotta non è «in linea con lo spirito delle norme europee e italiane». In pratica hanno svolto le operazioni di soccorso «in piena autonomia e in modo sistematico senza ricevere indicazioni dall’Autorità statale responsabile di quell’area Sar, Libia e Malta, che è stata informata solo a operazioni avvenute».
Le ong non ci stanno. La tedesca Sos Humanity, che gestisce la Humanity One, fa sapere all’ANSA di non aver ricevuto al momento «alcuna diretta comunicazione dalle autorità italiane. Come organizzazione di ricerca e soccorso seguiamo la legge internazionale del mare, salvando persone in difficoltà». Si vedrà nelle prossime ore se le due navi – che per ora incrociano nel Canale di Sicilia – sfideranno il divieto entrando nelle acque italiane.