Titano: “AICA, storia di un disastro annunciato”. La consortile perde 400mila euro al mese

PROVINCIA DI AGRIGENTO- Durissima analisi sulla situazione relativa al servizio idrico integrato gestito dalla “consortile” LAICA, i cui soci sono i Comuni agrigentini (soltanto 33 anziché 43), da parte dell’associazione Titano. Il coordinatore è spietato, ma la critica rispecchia una realtà sulla quale i sindaci hanno calato il velo del silenzio.

Sono trascorsi sei mesi da quando AICA ha preso in carico la gestione del Servizio Idrico nell’ambito di Agrigento. Un servizio definito da Titano “pessimo”.

“Abbiamo anticipato- scrive Titano-  come il successo o l’insuccesso della gestione pubblica del Servizio idrico Integrato si dovesse misurare sulla soddisfazione dei cittadini utenti, garantendo loro un deciso cambio di rotta con la gestione privata del passato. Bisognava dunque scongiurare che la nuova gestione pubblica si rivelasse peggiore della precedente, ma così non è stato. I cittadini oggi ripetono come un sol uomo “si stava meglio quando si stava peggio”. È questa purtroppo la vera sconfitta della classe politica del nostro Ambito”.

L’associazione Titano ribadisce che “l’assemblea dei sindaci ha approvato un piano economico finanziario contenente già dall’inizio le premesse per l’insostenibilità finanziaria dell’azienda consortile”. Conferme che “sono già arrivate e purtroppo non ci rallegrano”.

AICA PERDE 400 MILA EURO AL MESE. “È di dominio pubblico che AICA perda quattrocentomila euro al mese e che in sei mesi di gestione ha già accumulato circa due milioni e mezzo di passivo, veleggiando verso una perdita di cinque milioni su base annua”.

AICA SI INDEBITA PER VOLONTA’ DELL’ATI. Per l’associazione Titano, AICA nasce destinata ad accumulare debiti su debiti per volontà dell’assemblea ATI. Se i cittadini stanno apprendendo solo ora, sulla propria pelle, quali sono le condizioni economiche con le quali AICA deve fare i conti, lo stesso non si può dire per le banche alle quali è stato chiesto un prestito, mai concesso”.

UN DISASTRO ANNUNZIATO. “Consapevoli della nefasta direzione intrapresa abbiamo chiesto, numerose volte, che si mettessero in campo urgenti correttivi gestionali che potessero, se non azzerare, limitare le perdite di AICA, appellandoci anche al Prefetto perché intercedesse nei confronti dei sindaci e del disastro che hanno apparecchiato”, scrive ancora Titano. “Ad AICA infatti vengono a mancare le risorse del Consorzio Tresorgenti e le utenze del Voltano, da troppo tempo promesse e mai concesse, le utenze dei nove comuni che dal primo gennaio devono entrare in AICA, le risorse idriche degli otto comuni autonomi, solo teoricamente nella disponibilità di tutto l’ambito, i proventi di tutte le utenze a forfait ancora da convertire in utenze a consumo, la riduzione dell’enorme spreco di acqua quotidianamente riversata per le strade e mai efficacemente fronteggiata sia da AICA che dai comuni convenzionati”.

E ancora: “AICA potrebbe ridurre le perdite, forse azzerarle, ma in sei mesi ATi e il Consiglio di Amministrazione di Aica di cosa si sono occupati? L’ATI, per esempio, avrebbe dovuto già proporre ad ARERA una nuova tariffa di acquisto all’ingrosso dell’acqua dopo che il Consiglio di Giustizia Amministrativa ha dichiarato illegittima l’attuale esosa tariffa di Siciliacque. Questo già 7 mesi fa”.

“Di tutto ciò non si parla. Il dibattito sembra concentrarsi solo sul prestito regionale di 10 milioni di euro che la maggioranza dei sindaci e rispettivi Consigli Comunali non ha ancora approvato e forse non approverà mai. Le perplessità da noi espresse sulle modalità di attuazione di questo prestito oggi sono ancor più rafforzate dal flusso di cassa di AICA, in profondo rosso”, continua Titano.

QUEI 10 MILIONI DUREREBBERO POCO. “Viste le ingenti perdite mensili, i 10 milioni, se fossero approvati da tutti e subito nelle disponibilità dell’azienda, durerebbero ben poco e andrebbero ad ingrossare l’ammontare dei debiti che AICA sta già accumulando. In altre parole si tratta di un prestito impossibile da ripagare se non si inverte la tendenza dell’azienda ad accumulare passività. Se non si trova una banca che voglia prestare denaro alla prima azienda dell’ambito agrigentino (40 milioni di fatturato annuo) perché non ci sono garanzie che il prestito venga ripagato, perché lo stesso lo si chiede alle già disastrate finanze dei comuni?”, aggiunge Titano.

AUMENTO DI TARIFFA IN VISTA. Dulcis in fundo il regolamento ARERA prevede la rivalutazione delle tariffe entro i primi sei mesi del 2022, le quali, vista la condizione economica dell’azienda, saranno sicuramente in aumento per poter ripagare con le bollette il costo dell’intera gestione”.

I SINDACI SI SONO VOLATIZZATI. “Sembrano lontanissimi i tempi nei quali schiere di fasce tricolore sfilavano a favor di telecamere, beandosi di aver riportato l’acqua pubblica nel nostro ambito, vantandosi di essere l’esempio che tutta Italia avrebbe dovuto seguire. Dove sono oggi quelle facce giulive? Perché non spiegano ai loro concittadini come hanno fatto in sei mesi a mandare in malora il fiore all’occhiello che tutta Italia ci invidia?