TERME, SENZA BANDO E’ INUTILE PREANNUNCIARE INTERESSE A INVESTIRE

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

A volte si perde il bandolo della matassa nella nostra città. Ciò avviene con facilità disarmante, come un ruscello che scorre senza ostacoli. Il dato che più colpisce, però, è la cadenza della perdita del bandolo. Da qualche tempo, vuoi per un’eccessiva enfasi nella contrapposizione delle parti politiche, vuoi perché la lunga crisi economica, occupazionale, sociale, si è alzato di parecchio il livello dell’irascibilità. Siamo tutti enormemente più rabbiosi, più propensi a perdere la pazienza.

L’ultimo episodio riguarda la querelle scoppiata dopo il conferimento della cittadinanza onoraria a Rocco Forte, imprenditore dell’hotelleria di lusso. Non entriamo minimamente nel merito della questione. Questa è diventata una città che partorisce con facilità atmosfere da fibrillazioni, anche per un non nulla. C’è una forte propensione all’intolleranza, anche quella che riguarda il pensiero. E’ difficile ascoltare con pazienza, con rispetto. Se uno la pensa diversamente dall’altro, apriti cielo! E giù con parole offensive e ingiuriose.

Detto ciò, passiamo al nocciolo della questione. Un imprenditore investe se vede l’opportunità di un ritorno del flusso finanziario impegnato con il logico conseguenziale utile. E’ ovvio che rientra nell’investimento il rischio d’impresa. L’interesse degli imprenditori nei confronti del complesso termale, dunque, deve rientrare in questo elementare principio di economica. L’interesse all’investimento sulle terme non può dipendere, certamente, da elementi che non rientrano nel perimetro dell’intrapresa. L’interesse a gestire il complesso termale, nella sua interezza, dipende esclusivamente dalla pubblicazione del bando di evidenza europea per la gestione delle strutture. Dunque, la questione ritorna necessariamente sul binario della Regione.

E’ qui il nocciolo che tutti conosciamo, ma che abbiamo dimenticato rispetto ad una querelle che ci è sembrata, effettivamente, eccessiva. E’ dal 2010 che la Regione deve emettere il bando. Ancora oggi non succede nulla se non la messa in scena di atti propri di una commedia. E mentre il tempo passa inesorabilmente, le terme si degradano sempre più, le occasioni di crescita del territorio scemano, si dimentica il nocciolo della questione. Siamo certi che, pubblicato il bando, ma non a spezzatini o con stupide proposte per la gestione biennale, gli imprenditori si faranno avanti. Quando c’è di mezzo il business, i risentimenti più o meno personali vengono messi da parte.

Il business è business, tutto il resto conta poco. E allora, la vera fibrillazione, il vero risentimento, la vera rabbia, la vera protesta, deve essere nei confronti di una Regione sorda, inefficiente, deleteria per la crescita del territorio, responsabile dei danni di immagine ed economici che sta causando a Sciacca e al territorio. Ma quando si parla delle terme, nella nostra città succede un paradosso. Tutti si lamentano per la chiusura, nessuno passa ai fatti, magari con una bella protesta di migliaia e migliaia di cittadini, con in testa gli operatori economici del territorio.

Le terme sono belle a parole, ma quando c’è da sbracciarsi sembrano roba di marziani.

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