Terme, riempire la marcia di proposte e non di chilometri

SCIACCA. EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Martedì prossimo si marcia da Sciacca a Palermo, dalla città delle terme chiuse alla volta del Palazzo foriero di scelte insensate che hanno condotto le strutture termali di Sciacca (ma anche quelle di Acireale) in un baratro dal quale risalire richiede uno sforzo che è difficile affidare alle capacità terrene. Il parto di scelte folli, tutte sbagliate, mai logiche e sempre senza criterio, non ha una coloritura politica a tinta unica. Ha sbagliato il centrodestra, ha sbagliato il centrosinistra. La spina all’apparato respiratorio che teneva in vita le due strutture termali siciliane è stata tolta dal migrato in terra tunisina Rosario Crocetta, presidente Pd del governo di centrosinistra. L’attuale governo regionale non è stato in grado di attivare quella terapia intensiva capace di rianimare le risorse termali. Ma soprattutto, l’uomo di punta dell’attuale governo, il sempre assessore mai eletto, ha prospettato soluzioni al presidente Nello Musumeci che hanno fatto perdere la tramontana, lo sguardo alla stella polare, coinvolgendo lo stesso Presidente a sbilanciarsi troppo fino a perdere l’equilibrio e precipitare nel burrone dal quale risalire è impresa ardua.

Lo stesso assessore regionale che nel suo curriculum “termale” ha due clamorosi flop con bandi non solo concepiti male ma che hanno prodotto l’effetto di una forza centripeta. Infatti, anziché attirare dentro investitori, quei farseschi bandi (utili per realizzare una trazzera) li hanno indotti alla non considerazione. Tanto è vero che i flop sono due.  Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. Una locuzione attraverso la quale lo stesso assessore ha spinto nel precipizio l’ex presidente della Regione Raffaele Lombardo, ora Nello Musumeci.

In questo frattempo si inserisce la scelleratezza di Saro Crocetta il cui governo firma la condanna a morte delle Terme di Sciacca con la chiusura di tutte le strutture, anche quelle che potevano rimanere fruibili come il Parco, la piscina termale, le piscine Molinelli, il Grand Hotel delle Terme. Una follia incontenibile che ha prodotto un danno erariale straordinario (rimasto impunito), un danno economico e patrimoniale irreparabile alla società nella quale la Regione medesima detiene il 100% delle azioni. Tutto passato in modo scorrevole come l’acqua del fiume che scorre e si disperde in mare. Ecco, nel nostro caso le responsabilità sono scivolate lisce disperdendosi nel mare.

Altra follia è quella di aver posto in liquidazione la Terme di Sciacca Spa. Ciò ha significato perimetrare la società dentro l’azione ristretta e limitata di una contabilità mirata al pagamento dei fornitori. Nulla di più. La follia viene ancor di più acuita con la messa in liquidazione della Terme di Sciacca Spa. In buona sostanza, la Regione ha rimosso il soggetto giuridico, unica entità capace di interloquire in un contesto nel quale investitori fossero interessati all’investimento sulle terme.

Sulle Terme si è celebrato un festival di errori. Eppure, vi sono ancora protagonisti (attivissimi) che nel passato, nell’ambito di avviati studi di commercialisti e giuristi (di grido), sono stati attivi mediatori che hanno cambiato gli orizzonti della nostra città. Orizzonti ampi, di sviluppo programmato, lungimiranti. In tale orizzonte vi entra a piè uniti la triste vicenda della Sitas il cui sbocco ha deragliato dai progetti di crescita complessiva del territorio, finendo, poi, di creare le condizioni per una vera svendita di patrimoni ingenti.

Oggi, si sommano tutti gli errori commessi (non sempre per caso) a partire dalla fine del 2005. Si parte con la scellerata accelerazione della trasformazione dell’Azienda Autonoma delle Terme in Terme di Sciacca Spa. Un’accelerazione servita solo a trasferire i debiti dalla prima alla seconda e creare una collocazione utile al sottogoverno politico. La ciliegina sulla torta è stata la liquidazione della Terme di Sciacca Spa, mentre i giochi d’artificio a completamento del festival degli errori sono esplosi con la condanna alla chiusura delle strutture.

Era evidente anche ai bambini che la chiusura delle strutture avrebbero condotto le stesse sulla via del degrado, del deprezzamento del patrimonio termale. Oggi, conviene di più costruire nuove strutture termali anziché riqualificarle. E sbalordisce che lo stesso Musumeci ammette che “così in degrado gli investitori non solo interessati”.

Il novello errore è di queste ore. Musumeci intende, con la prossima giunta, deliberare soldi per intervenire sulle strutture. Non sappiamo dove troverà quella montagna di soldi (ne occorrono diverse decine di milioni) per riqualificare le terme. Ma siamo già convinti che Musumeci è stato ulteriormente indotto, ancora una volta dal solito sempre assessore mai eletto, ad una valutazione nella scelta che sta per compiere e che si rileverà l’ennesimo flop. Da ciò ne deriva che il fumoso annuncio dell’interlocuzione con l’Inail rientra in quel festiva di errori che continua a celebrarsi.

E qui si inserisce la marcia podistica che il sindaco Francesca Valenti ha organizzato per martedì prossimo. Una marcia che attraversa la Sicilia occidentale in modo verticale, tracciando quasi una linea verticale che da Sciacca si alza in direzione nord per giungere a Palazzo d’Orleans. Qui, Musumeci non mancherà di offrire un caffè e illustrare nuovi orizzonti che, però, avranno lo stesso contenuto visto in precedenza: il nulla.

Allora, la marcia non deve essere una sorta di tour turistico, deve essere una marcia di contenuti e non di chilometri. Purtroppo, non è evidente un contenuto portatore di progetti e soluzioni idonee. Una marcia che rappresenti le doglianze viste da ormai troppo tempo sminuisce la rabbia di un territorio mortificato, ingannato, attira si qualche giorno di attenzione mediatica, ma poi anche essa scorrerà in quel fiume la cui acqua si disperde nel mare.

Il Comune di Sciacca si trova in una situazione di marginalità pilotata.  Lo è nella misura in cui ha firmato quella inutile “concessione dei beni”, oggi ancora non esecutiva e che (anche qui lo avrebbero capito anche i bambini) non avrebbe portato a nulla di positivo.

La marcia deve assumere un altro profilo. Quello di un livello superiore, ricco di una proposta che poggi su basi reali, di visione progettuale, di contenuti, rimuovere l’anomalia della Terme di Sciacca Spa in liquidazione, dare vita al soggetto giuridico quale vero e credibile interlocutore e titolare di autorità.

Comprendiamo la delusione del sindaco Francesca Valenti che è rimasta vittima (a sua insaputa) di un contesto nel quale i fili conduttori volano sul cielo di Sciacca, formano un cordone ombelicale con gli interessi acesi, sono annodati da chi in passato è stato protagonista di mediazioni lucrose. Né possiamo sminuire la passione delle associazioni e dei comitati sorti a Sciacca a difesa delle Terme. Ma la volontà da sola non è sufficiente perché si è di fronte ad un muro di gomma dove anche la passione ritorna indietro sbalzata da poteri che dello sviluppo del territorio hanno una concezione diversa da quello della res publica.