Terme, Nello si è fermato ad Acireale. La visione in TAD delle terme saccensi

SCIACCA- Gioioso e dalle sembianze da giovanotto per via degli scuri occhiali da sole, il presidente della Regione Nello Musumeci si è fermato ad Acireale a narrare le gesta della riapertura “dopo anni di incuria del parco delle Terme di Acireale. La Regione ha partecipato ed ha ulteriormente destinato – come per Sciacca – 1,5 mln per la ristrutturazione. È bello questo nuovo inizio in occasione delle Giornate FAI di primavera. Sarà fruibile sabato e domenica. È un segnale a tutta la Sicilia: siamo quello che vogliamo essere”.

E’ bravo Nello nel proferire parole. Più bravo della mitica Mina nella nota canzone che apostrofa sull’abuso della parole, parole, parola, soltanto parole….

Il presidente della Regione attraversa la Sicilia in lungo e largo, ma evita dal 14 agosto 2019 Sciacca. Le sue parole sono state proferite dalla vicina Borgo Bonsignore, dall’alta Caltabellotta, da tanti paesi limitrofi a Sciacca. Ma a Sciacca no. Non vuol mettere piedi.

Insomma, per Musumeci, leader di Diventerà Bellissima, tutti i comuni siciliani hanno diritto di diventare bellissimi, tranne Sciacca. Delle terme saccensi egli parla in TAD, Terme a distanza. Del resto, la pandemia ci ha inculcato il concetto di DAD (Didattica a distanza) ovvero l’opportunità di esserci senza esserci (scusate il bisticcio delle parole).

Eppure, se da un lato Nello il Presidente ha ragione quando accusa il sinistrorso governo di Saro il Crocetta di averle chiuse, dall’altro nessuna attenuante ci sembra considerare ad un governo che è alla guida della Sicilia da cinque anni trascorsi senza novità per le terme saccensi. Il primo punto di domanda è spontaneo: cosa ha fatto per non perpetuare il disastro?

La brutta figura di venire a Sciacca il 14 agosto del 2019, insieme al suo assessore all’Economia Gaetano Armao, grande collezionista di bandi peer l’affido della gestione delle terme tutti andati in flop. Venne per “inaugurare” l’apertura del parco termale concesso maldestramente in gestione al Comune di Sciacca. Ebbe, tuttavia, il buon gesto di dire al sindaco  di riporre nella borsetta il fiocco tricolore che pochi minuti prima dell’arrivo delle auto blù aveva assicurato al cancello di via Agatocle. Capì, Nello il Presidente, che il fiocco inaugurale sarebbe stato eccessivo. Il parco richiuse dopo 48 ore ed è ancora chiuso.

Tutto ciò che. invece, non capì, è che il percorso iniziato dal suo fido Gaetano l’Armao non porta a nulla. Prova ne sia il tentativo da quando lo stesso prode Armao era assessore con il Governo del catanese Raffaele Lombardo.

In questi cinque anni c’è stato il silenzio assoluto e Nello Musumeci, in compagnia del sempre assessore mai eletto ma sempre nominato, non ha annullato la concessione (senza effetto a causa di difetto sostanziale) che Crocetta firmò dando in gestione le strutture termali al Comune. Errori su errori ai quali Musumeci non ha saputo porre fine. Compresa la vendita recente dell’ex Motel Agip e la vendita in corso del piccolo albergo San Calogero.

Beni termali che sono importanti per la unicità dei beni da mettere a bando o all’interesse di imprenditori del settore. Meno strutture vocate alla ricettività uguale a meno interesse per gli imprenditori.

La farsa continua con il milione e mezzo destinato a “ristrutturare” il degrado delle terme. Forse serviranno a dare una pennellata di smalto all’inferriata che perimetra il complesso di via Agatocle. E’ come tentare di vendere un paio di scarpe vecchie e bucate “impreziosendole” con lacci nuovi.

A ottobre si vota per le regionali. E allora quelle parole, parole, parole, acquistano un significato unico: quello elettorale. Il presidente Musumeci non viene a Sciacca dal 14 agosto 2019. Sbaglia di grosso se riflette sulla città acredini “istituzionali”  derivanti da quella passeggiata podistica di protesta con in testa il sindaco, lo stesso che tenne quello striscione dove era scritto espressioni non gradite a Musumeci.

La città non ha colpe, tolga Musumeci la lettera scarlatta che ha cucito addosso alla città. Peccato che con le Terme Musumeci non ha avuto quella stessa velocità con cui firmò il decreto di scioglimento del Consiglio comunale spedendo di corsa a casa i consiglieri del centrodestra, gli stessi che dovrebbero cercare i voti per lui a ottobre.

Filippo Cardinale