TERME, IL COMITATO PATRIMONIO TERMALE PRONTO A CONSIDERARE UNA GESTIONE MISTA REGIONE-COMUNE-PRIVATI
Il seguito al nostro editoriale pubblicato stamattina dal titolo “Terme, bisogna pensare ad un “sistema” diverso. I parametri del bando superati dal “nuovo mono”, interviene sull’argomento il portavoce del Comitato Civico Patrimonio Termale, Antonino Porrello. Riflessione che pubblichiamo.
L’editoriale del direttore del Corriere di Sciacca offre sicuramente spunti interessanti ed apprezzabili sulla questione del processo di privatizzazione del complesso termale di Sciacca, come lo è ogni intervento che entra nel merito delle cose.
E’ del tutto condivisibile la convinzione che la pandemia per il Covid19, immediatamente successiva alla stesura dell’Avviso pubblico, segnerà profondamente e per un tempo al momento non prevedibile il mercato turistico e con essa l’opinione che tra i suoi effetti possa esserci quello che non arriverà alcuna proposta da parte di imprenditori privati interessati a ripristinare e mettere in funzione il sito termale della nostra città.
Tale possibilità era stata da noi del Comitato Civico Patrimonio Termale ritenuta possibile anche a prescindere dalla pandemia, tant’è che il contributo all’elaborazione di un eventuale piano B (così come potrebbe essere definito quello che il direttore del Corriere di Sciacca propone come un “sistema diverso”) era stato già pensata e pianificato come una eventuale nuova fase di azione del Comitato Civico.
Anche il riferimento all’esigenza di un Advisor appare condivisibile: il nostro Comitato Civico aveva sempre stigmatizzato, su tutti i tavoli di discussione e in tutti i suoi documenti ufficiali, il mancato affidamento della stesura e pubblicazione dell’avviso pubblico ad un adeguato “advisor”, che fosse in grado di veicolarlo al meglio sul mercato dell’imprenditoria turistica internazionale; non sarebbe peraltro esattamente realizzabile con la modalità proposta nell’editoriale, vale a dire un “advisor” che si occupi anche di “ricercare” sul mercato partner e imprenditori disponibili.
L’editoriale in questione ha sicuramente il merito di auspicare un’attenzione sulla necessità, fin d’ora, di immaginare anche nuovi scenari che l’attuale e sopravvenuta condizione di enorme difficoltà economica del mercato turistico-termale sta prospettando, di pensare a un sistema diverso da quello finora percorso verso la riapertura delle Terme, di metter mano in itinere a interventi di manutenzione sul patrimonio termale e di portare finalmente a compimento la liquidazione della società Terme di Sciacca Spa.
Tutto pienamente condivisibile, ma purtroppo non concretamente realizzabile come alternativa immediata all’Avviso già pubblicato sulla gazzetta europea.
Dobbiamo tener conto che abbiamo di fronte un vero e proprio pachiderma quale è la Regione siciliana, per la quale partorire un Avviso pubblico di contenuto quanto meno decente ha già richiesto tanti, troppi anni.
Per questo, nonostante le possibili ricadute su di esso della pandemia, sarebbe un errore buttarlo nel cestino senza averci neanche provato, tenuto anche conto del tempo e della fatica che è costato il costruirlo.
Temiamo che non sortisca alcun effetto e che alla fine non raccolga alcuna proposta, dopo la necessaria proroga e/o sospensione?
Bene, noi del Comitato Civico Patrimonio Termale siamo intanto disponibili a sederci fin da ora attorno ad un tavolo per costruire uno o più eventuali piani B, da utilizzarsi post chiusura procedura pubblica in corso, che potrebbero anche prendere in considerazione la possibilità di una gestione mista Regione- Comune-Privati.
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Ci fa piacere che il nostro editoriale abbia stimolato alcune considerazioni sull’argomento. Sulle terme questo giornale scrive dalla fine del 2005 evidenziando storture, errori, omissioni, responsabilità, incongruenze. Ci piace che cittadini si interessino al tema e si facciano promotori di idee, di apporti, di contributi. Noi abbiamo riportato un quadro che è totalmente diverso da quello di due mesi fa. La riflessione del portavoce del Comitato Civico Patrimonio Termale è una sorta di “noi lo avevamo detto”, quasi a evidenziare una sorta di primato. Secondo noi non si tratta né di piano B né di piano C. Per noi va rivisto radicalmente il quadro d’insieme rispetto al “nuovo mondo”. Commistioni del tipo Regione-Comuni-Privati non rientra nel nostro modo di vedere le cose, conoscendo fin troppo bene la cultura di chi investe, specie se è di caratura internazionale. Rimaniamo convinti che il bando contiene numerose zone oscure, non appetibili, tasselli mancanti. Fermo restando che oggi chi investe in questo settore è propenso in maniera dominante all’aspetto del benessere e non in quello prettamente sanitario. La riflessione del portavoce del Comitato contiene un passaggio, tutto pienamente condivisibile, ma purtroppo non concretamente realizzabile come alternativa immediata all’Avviso già pubblicato sulla gazzetta europea”. Non abbiamo il dono di possedere la verità assoluta, al contrario di altri che si sono presentati in scena nell’ultimo periodo. Di una cosa rimaniamo fortemente convinti: la questione dell’efficace rilancio delle terme è compito di chi può vantare decennale esperienza nel settore e nella trasformazione del termalismo puro superato da altre forme di benessere, che sono la vera attrazione che proviene dal mercato. A volte il cestino è utile. Serve a mettere dentro una visione errata sin dall’inizio e partorire idee davvero innovative ed efficaci. Spesso accade che le toppe sono peggio dei buchi da coprire.
Filippo Cardinale