Terme e sorprese, la vicenda della concessione idrotermale: storia di ordinaria illegittimità
SCIACCA. Sulla lunga e brutta storia delle Terme di Sciacca, riceviamo un interessante contributo di Alfredo Ambrosetti, ex direttore generale dell’Azienda Autonoma delle Terme. Un lungo inanellarsi di fatti e accadimenti frutto della politica ottusa e di una classe burocratica regionale miope e complice.
Caro Direttore,
rivedendo, anche con l’aiuto di documenti reperibili in rete, tutta la storia dell’annosa vicenda delle Terme di Sciacca – seguita negli anni in modo ineccepibile dal Suo giornale – si scoprono cose molto interessanti, che denotano quanto l’approccio su tutta la questione sia stato e continui ad essere molto approssimativo, perfino dal punto di vista giuridico.
L’Azienda delle Terme, cioè l’ente pubblico regionale, era stata costituita nel 1954 (D.L.P.R.S. n. 20) con lo scopo di amministrare, gestire e valorizzare il complesso idrotermominerale esistente nel proprio bacino; quest’ultimo in forza di un successivo provvedimento del 1975 coincideva con l’intero territorio comunale.
L’Azienda era quindi concessionaria per legge del bacino idrotermale e dei suoi prodotti, tanto che quando partì l’iniziativa SITAS nel 1978 non solo l’Azienda ebbe una partecipazione azionaria nella SITAS stessa come prevedeva la legge istitutiva dell’Ente Minerario Siciliano (il 5%), ma la stessa SITAS era obbligata a pagare all’Azienda un canone di 30 milioni di lire l’anno per l’utilizzo dell’acqua termale nelle piscine e nelle strutture terapeutiche degli alberghi termali.
Quando, molti anni dopo, prima la gestione e poi la proprietà delle strutture alberghiere della SITAS passò alle società di Antonio Mangia (Aeroviaggi, Fintur, ecc.) tra queste e l’Azienda delle Terme venne stipulata una apposita convenzione: nella sostanza una subconcessione di acqua termale, previo pagamento di un canone, allo scopo di consentire l’utilizzo dell’acqua termale nei quattro alberghi ex SITAS.
I problemi nascono con la costituzione della Terme di Sciacca SPA nel 2006. Come è stato più volte detto anche nelle pagine del Suo giornale tutti i beni dell’Azienda delle Terme (in proprietà ed in usufrutto) diventarono, previa apposita perizia di valutazione, il capitale sociale della società per azioni, mentre tutto il personale dell’Azienda venne trasferito in un ruolo speciale della Regione. L’Azienda Autonoma delle Terme, cioè l’ente pubblico regionale rimase però in piedi, nonostante un preciso parere dell’Ufficio consultivo della Regione che ne aveva indicato la sua logica contestuale liquidazione. La quota azionaria nel capitale della Terme di Sciacca SPA, detenuta senza alcuna ragione dall’Azienda termale regionale (26%), avrebbe dovuto essere quindi ceduta subito.
Nella realtà l’Azienda delle Terme era quindi diventata una scatola vuota, senza beni e senza personale, titolare soprattutto di un inutile pacchetto azionario finalizzato soltanto a giustificare l’esistenza di un Commissario durato anni, e quindi non poteva continuare a perseguire gli scopi che la legge istitutiva gli aveva dato e che abbiamo sopra indicato: amministrare, gestire e valorizzare il bacino termale, né tantomeno subconcedere l’acqua termale.
Invece la subconcessione venne rinnovata da parte della scatola vuota per anni, anche dopo la liquidazione ufficiale dell’Azienda avvenuta con la legge regionale 19/4/2007, n. 11.
Si comprende bene come questa circostanza ha qualcosa di abnorme, ed anche di illegittimo, perché intanto l’Azienda pubblica regionale avrebbe dovuto volturare alla Terme di Sciacca SPA la sua concessione originaria (oppure la SPA avrebbe dovuto richiederla direttamente alla Regione), poiché in caso contrario non avrebbe potuto la SPA gestire tutto il complesso termale in assenza del titolo minerario, per cui non si capisce come possano essere state stipulate concessioni e rinnovi, tra l’Azienda delle Terme e la FINTUR, l’ultima delle quali nel 2018 con una specifica previsione, all’art. 8, della possibilità di ulteriori proroghe. Proroga confermata nel 2019 da una ulteriore convenzione tra la FINTUR e l’Azienda che a quella data era rappresentata dal Dirigente dell’Ufficio liquidazioni enti regionali.
Quest’ultima convenzione, peraltro, prevede secondo l’art. 2, l’estensione della validità della convenzione “salvo eventuali interventi normativi correlati allo stato di liquidazione dell’Azienda Autonoma delle Terme di Sciacca” (?).
Quindi qualcuno dovrebbe spiegare come sia stata dipanata, e se lo sia stata, tutta questa matassa, e dovrebbe anche spiegare con ad oggi, 2021, procede l’utilizzo dell’acqua termale nelle strutture alberghiere ex SITAS.
Alfredo Ambrosetti
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Caro dottore Ambrosetti, la storia delle Terme dal 2006 in avanti merita il Nobel per la letteratura. Quella letteratura, però, fatta di misteri, negligenze, omissioni, irresponsabilità. Una storia nella quale ci sono tanti personaggi in cerca di autore, i quali, come nel capolavoro dantesco, compiono un viaggio intravedendo volti pieni di colpe ma, ahinoi, senza nessuna punizione per i peccati commessi. E dire che ci troviamo di fronte allo sconquasso di un imponente bene pubblico con danni non solo agli immobili, al termalismo, ma anche alla compromissione del bacino idrotermale. Così è se vi pare, del resto, viviamo in una terra ricca di importanti scrittori e drammaturghi. In tale contesto, tuttavia, sono vissuti e continuano a vivere ancora burattini che nel dire bugie fanno apparire Pinocchio un dilettante.
Filippo Cardinale