Terme di Sciacca e Acireale, 10 anni di liquidazione e oltre 45milioni di debiti
SCIACCA-ACIREALE. Dieci anni di liquidazione delle Terme di Sciacca e Acireale. Gli stessi anni della nascita del Forum permanente delle Terme di Acireale, promosso dal Lions Club. Dieci anni sono tanti, con il risultato di un danno enorme. Intanto, da domani, FocuSicilia ospiterà un’inchiesta, in più puntate, su una delle pagine più controverse dell’esperienza della Regione imprenditrice in uno dei settori strategici per lo sviluppo dell’isola.
A Catania, il professore Rosario Faraci, docente all’Università degli Studi di Catania, conosce molto bene la vicenda, essendo stato tra i promotori del Forum permanente per le Terme di Acireale istituito dal Lions Club di Acireale nel giugno 2011. “E’ paradossale-dice- che ancora dopo dieci anni la burocrazia regionale non sia riuscita a trovare efficaci soluzioni tecniche, legali ed amministrative per attuare quanto previsto dalla legge regionale n.11 del 2010. Nel frattempo, in questo lasso di tempo le due società hanno accumulato perdite economiche complessive per più di 25 milioni di euro e hanno decrementato il patrimonio netto di 38 milioni. Sono risorse pubbliche sciupate e fa specie che il Parlamento siciliano, cui spetta la definizione di una strategia di rilancio del termalismo, non abbia mai sollevato il problema di un possibile danno erariale alle casse regionali”.
Un articolo di Daniele Lo Porto, su Freepress online del 27 maggio 2021, è critico con la delibera di giunta regionale del 14 maggio scorso. Una delibera di cinque pagine, “ma – dopo un lungo preambolo tecnico – sono appena sette le righe con cui il governo Musumeci si impegna genericamente a favorire il percorso di valorizzazione e di avvio funzionale dei complessi termali di Sciacca e di Acireale, “dando mandato al Dipartimento delle finanze e del credito di porre in essere i necessari adempimenti per l’esecuzione di interventi strutturali” Il nodo però, come precisa la stessa delibera di giunta, è la previa individuazione del fabbisogno finanziario”.
Per Daniele Lo Porto, “si torna dunque al punto di partenza, come nel gioco dell’oca. Liquidazione che ancora non si è conclusa con lo scioglimento delle due realtà societarie, senza che sia mai iniziato il percorso di affidamento ai privati della gestione degli stabilimenti. Alla fine dello scorso anno, il Presidente della Regione Nello Musumeci aveva entusiasticamente dichiarato che l’Inail era interessata all’acquisto dei complessi termali siciliani; sembra tuttavia che questa trattativa con l’ente previdenziale, attraverso la mediazione di Federterme, sia solo interlocutoria e tattica”.
Dieci anni in cui la questione del termalismo pubblico siciliano è stata inghiottita da un vortice potente. Un vortice spinto dalla burocrazia regionale. Una burocrazia “tra cambi al vertice dei dirigenti responsabili dell’ufficio liquidazioni, pareri e nulla osta dei vertici burocratici, e una classe politica sempre più affascinata dai proclami piuttosto che seriamente impegnata in piani di rilancio. Dal 2010 ad oggi si sono succeduti tre governi, Lombardo, Crocetta e Musumeci, ma nessuno dei tre è riuscito ad imprimere una accelerazione alla liquidazione, favorendo la privatizzazione degli stabilimenti”.
“Aprire le terme” è un desiderio che trova ostacoli che sembrano insormontabili. Vi è bisogno di un serio reset. Vi è la necessità di individuare il capo del filo che ha ingarbugliato tremendamente una matassa incredibile. Non è facile. Ma se si continua con l’improvvisazione, la matassa si aggroviglia sempre più. Serve una terapia d’urto scevra da improvvisazione e annunci che hanno solo il sapore elettorale.
Filippo Cardinale