TERME, AMBROSETTI: “METTERE IN MOTO UN SISTEMA CONDIVISO”

Il nostro articolo “Terme, la patata bollente sia trasparente”, ha suscitato quel dibattito auspicato. Ci auguriamo che l’argomento affrontato sia oggetto anche di sollecitazioni dei partiti che rappresentano gli elettori in Consiglio comunale, oltre che dalle associazioni.

Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, una nota che ci ha inviato il dottore Alfredo Ambrosetti, per anni alla guida dell’Azienda Autonoma delle Terme.

Caro Direttore,

Lei pone la necessità di una riflessione sulla vicenda, purtroppo lunga e defatigante, delle Terme di Sciacca con un espresso riferimento alla previsione dell’art. 2 della legge regionale n. 20 del 2016 pubblicata nell’ottobre dello scorso anno, ossia di quella norma che prevede la facoltà per la Regione di “concedere” il complesso idrotermominerale al Comune.

Ancorchè abbia deciso da tempo di non parlare più di Terme dopo ventitre anni passati lì insieme a donne ed uomini che le Terme hanno fatto grandi nel tempo (ma anche perché nessuno credo ha avuto ed abbia voglia di ascoltarmi su questo tema), abbiamo comunque l’obbligo di rammentare, magari a noi stessi prima che ad altri, che questa norma è stata adottata in forza di una volontà manifestata dal precedente Sindaco, che alla pluriennale inerzia della Regione ha opposto la possibilità che potesse essere il Comune l’artefice del destino della più importante risorsa economica della Città.

 (Alfredo Ambrosetti, per anni al vertice dell’Azienda Autonoma delle Terme)

Devo dirLe subito che ho condiviso quella posizione. Ma la condivisione si è fermata lì, perchè a quella dichiarazione e soprattutto all’adozione della norma, avrebbe dovuto far seguito una azione corale dell’intero Paese che avrebbe dovuto essere messa in moto dalle istituzioni comunali (Sindaco, Amministrazione e Consiglio Comunale) e che avrebbe dovuto riguardare i partiti, i movimenti, le associazioni, le professionalità, gli imprenditori, insomma si sarebbe dovuto mettere in moto un sistema “condiviso” sull’obiettivo da raggiungere per prepararsi all’evento.

Invece, se mi consente l’ossimoro, c’è stato soltanto un assordante silenzio.

Nel programma elettorale della Sindaca Valenti invece c’è stato un preciso ed univoco riferimento: quello di dare concreta e immediata attuazione alla previsione della legge, avanzando da subito all’Assessorato regionale all’economia la richiesta di assegnazione del bacino idrotermominerale e dei beni che costituiscono patrimonio della Città e delle sue Terme, anche mediante l’ausilio di Federterme (della quale sono stato Delegato regionale per nove anni), circostanza che peraltro mi ha convinto, dopo undici anni di assenza, a sostenerne la candidatura. E il mantenimento della delega sul termalismo ha dato la misura dell’interesse concreto.

Oggi sono convinto che se si mettono insieme intorno ad un tavolo alcune specifiche professionalità di questa Città, fuori dalle tentazioni assembleari e dalle presenze dei “tuttologi”, è certamente possibile progettare un percorso che entro il 2018 consenta di predisporre tutti gli atti propedeutici che arrivando all’affidamento dell’intero complesso ad uno o più imprenditori del settore turistico-termale permetterebbe la riapertura nel 2019. Ma bisogna fare bene e presto, perché ricordiamoci che la stagione turistico-termale 2019 deve poter essere promossa, quanto meno a livello di istituzionale e di immagine, nella primavera-estate del 2018.

Nelle more sono convinto che qualsiasi cattivo intervento di salvaguardia del patrimonio termale che potrà essere fatto dal Comune sarà certamente migliore degli anni di abbandono da parte della Regione.

Con la stima di sempre,  Alfredo Ambrosetti

Caro dottore,

sulle terme abbiamo discusso senza fine. E, purtroppo, le nostre idee si sono sempre materializzate con fallimenti che avevamo ampiamente previsto. Una cosa è certa, con la concessione dei beni che la Regione si appresta a sottoscrivere al Comune, il principale mandante e assassino della risorsa termale, cioè la Regione medesima, si scrolla dalle spalle (tolga pure la consonante iniziale) una rogna enorme che non ha mai saputo gestire. Tale rogna, con tutti gli ingredienti annessi e connessi, passerà pari pari al Comune, ente che non si può permettere neanche il mantenimento del gazebo in piazza Friscia. Non voglio essere pessimista, ma nemmeno voglio essere tirato in un vortice di ottimismo che non riesco a intravedere. Proprio il tema della concessione può rappresentare il cappio di un’amministrazione comunale che del cambiamento ha fatto il baluardo principale. Ho il presentimento che il Comune si infili in un labirinto dal quale non ne uscirà più. Mi creda, questa vicenda, affrontata con evidente leggerezza da molti che immaginano semplice la soluzione, mi veste di quell’entusiasmo con il quale fu tessuto il dialogo tra il principe di Salina e Chevalley.

Un caro saluto. Filippo Cardinale