Il numero tre ricorda un passaggio fondamentale nella vita di un cattolico. Lasciamo l’argomento, serio, veritiero e ribaltiamo la nostra attenzione ai tempi attuali. Ricorre, però, sempre il numero tre. Ma a distanza di 1982 anni fa, stavolta “il terzo giorno” si mostra in termini opposti. Al terzo giorno, chiuse. Chiuse il teatro popolare, aperto per merito del Rotary per appena tre giorni. Eppure, il parallelismo con la narrazione biblica è impressionante. Gli ebrei, schiavi degli egiziani, furono liberati, ma dovettero girovagare per 40 anni nel deserto, prima di mettere piedi nella terra promessa. Anche il teatro popolare ha la sua lunga e tormentata storia quarantennale. Dalla posa della sua prima pietra sono trascorsi 40 anni senza, però, approdare ancora nella terra promessa. Tranne un tentativo lazzaresco che ha consentito di aprire la pietra tombale solo per tre giorni, dopo i quali, tutto ritorna come prima.

Ci fermiamo qui. Potremmo concludere prendendo la considerazione del Manzoni: “ai posteri l’ardua sentenza”. Vedremo da qui in avanti. Auspichiamo che la resurrezione non rimanga nei limiti temporali dei tre giorni. Se così fosse, sarebbe una farsa alimentata a dovere.

L’assessore Monte ha dato per certo la fruizione. Non ci resta che leggere la programmazione per la stagione 2015.

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