Stupro al Foro Italico, nessuna attenuante per i sei ragazzi del gruppo
I giudici non hanno nutrito nessun dubbio. Il collegio giudicante del tribunale di Palermo, presieduto da Roberto Murgia, non ha considerato attenuanti. Lo stupro, ai danni di una ragazza, è avvenuto al Foro Italico nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 2023
PALERMO- Il collegio giudicante del Tribunale di Palermo non ha ritenuto di considerare attenuanti per il gruppo di sei ragazzi che autori del violento stupro di una ragazza avvenuto in uno squallido cantiere del Foro Italico nella notte tra il 6 e il 7 luglio del 2023. Scrivono i giudici nella motivazione: anche se la vittima «avesse potuto fare intendere agli imputati» mentre «si trovavano tutti alla Vucciria» di non essere contraria «alla consumazione di rapporti sessuali con loro», va rilevato che ciò sarebbe avvenuto «solo dopo una massiccia assunzione di alcolici». La diciannovenne «già allora in stato di ebbrezza, seppure ancora in grado di muoversi e parlare, non aveva certo potuto dichiarare di essere intenzionata a intrattenere, come poi è avvenuto, rapporti sessuali brutali in uno squallido cantiere edile venendo girata e rigirata da chiunque di loro intendesse in quel momento farlo, nel disinteresse più totale di quali potessero essere i suoi desideri».
La ragazza,è scritto nella motivazione, «versava in uno stato di ubriachezza tale da renderla in condizioni di inferiorità e di non essere in grado di prestare valido consenso alla consumazione degli atti sessuali che ugualmente le sono stati imposti e che sono continuati nonostante fosse ad un certo punto intervenuto anche il suo dissenso esplicito alla prosecuzione degli stessi».
Sei i ragazzi condannati, il più piccolo ha oggi 19 anni, 24 il più grande. Quattro di loro, Angelo Flores, Elio Arnao, Christian Maronia e Gabriele Di Trapani, dovranno scontare sette anni di carcere. Per Cristian Barone la pena è stata di sei anni e quattro mesi mentre Samuele La Grassa ha avuto una condanna a quattro anni. A questi si aggiunge Riccardo Parrinello, che è diventato maggiorenne venti giorni dopo i fatti, giudicato separatamente dal tribunale dei minorenni e condannato a otto anni e otto mesi di reclusione, ma per lui si attende ancora il ricorso presentato in Cassazione.
Solo per la Grassa di recente sono stati accordati gli arresti domiciliari. Secondo la Corte «non ricorre nessun altro elemento di seria pregnanza idoneo a legittimare attenuanti, men che meno la condotta processuale». Nessun segno di reale pentimento, dunque, e nessuna ammissione di colpa ma solo una strategia difensiva costruita per minimizzare l’accaduto. L’unico a ottenere il riconoscimento è La Grassa ottiene: «Oltre a non avere personalmente perpetrato alcun atto sessuale ai danni della vittima – è un altro passaggio delle motivazioni – come sempre affermato da tutti gli altri imputati, mai espressamente negato dalla persona offesa, non ha neppure, come emerge dalla visione delle immagini catturate dalle videocamere di sorveglianza e dai video registrati, agito, né in fase preparatoria né in fase esecutiva, altre condotte particolarmente insidiose nei confronti della ragazza», piuttosto avrebbe assistito «alla violenza senza intervenire, non ha mai partecipato attivamente agli atti e, come emerge dalla visione dei filmati, è rimasto vestito per tutta la durata dei fatti, mostrando a tratti disagio». I giudici hanno inoltre sottolineato che «l’imputato, in sede di interrogatorio, ha reso sofferte dichiarazioni, successivamente non smentite, auto ed etero accusatorie, risultate rilevanti ai fini della ricostruzione del fatto».
Il gruppo circonda la vittima e la induce a bere mentre loro restano sobri aspettando il momento giusto per allontanarla dalla folla e trascinarla dove nessuno possa sentirla. Gli ultimi passi sono documentati dalle telecamere del Comune: «Si affloscia improvvisamente all’indietro, la testa ciondola, non riesce a mantenere l’equilibrio. La sostengono in due, ma uno di loro ne approfitta per palpeggiarla rudemente». I video girati da Flores e Barone sono definiti «crudi e disturbanti». «La giovane età degli imputati, alla stregua della estrema gravità della condotta perpetrata, non può da sola legittimare la concessione delle circostanze attenuanti generiche, non essendo rimasto accertato che la condizione giovanile abbia direttamente influito sulla loro personalità, determinandone una non completa maturità, dovendo ritenersi, invece, che gli stessi abbiano agito in forza di una già formata mentalità sessista e misogina».