“Stroke Unit” a Sciacca: è il momento di cominciare una battaglia di… civiltà

SCIACCA. Corposa partecipazione di cittadini e associazioni ieri sera al Circolo di Cultura per l’iniziativa con cui sono stati accesi i riflettori sulla Stroke Unit, il reparto salvavita che sarebbe dovuto nascere all’ospedale Giovanni Paolo II per migliorare l’offerta sanitaria a favore del territorio.

Stroke Unit: percorso di vita” il titolo dell’evento promosso dal Circolo in collaborazione con l’associazione Prometeo. Si è parlato della grande importanza che riveste un reparto dedicato alla degenza e alla riabilitazione delle persone colpite da ictus, del valore assoluto che potrebbe avere in un territorio dove l’offerta sanitaria purtroppo è diminuita, per un ospedale come quello di Sciacca che ha grandi potenzialità, ma con unità operative che oggi sono in evidente difficoltà.

Grazie al ricovero in una struttura di questo tipo, si può ridurre la mortalità, così come le conseguenze invalidanti nel lungo periodo, con ripercussioni sulla salute delle persone, ma anche avere importanti risparmi economici per il Servizio Sanitario Nazionale.

I dirigenti medici in servizio nella struttura saccense e presenti all’incontro hanno sottolineato l’esigenza di continuare a lavorare, e se è il caso anche protestare nei confronti dei vertici sanitari provinciali e regionali, affinchè quel percorso cominciato alcuni anni fa con la programmazione regionale di un reparto di Neurologia necessario per attivare una Stroke Unit, venga completato. “Basta che l’Asp attivi le procedure per fare gli incarichi – è stato detto – in attesa di un successivo concorso, ci sono già neurologi disponibili a venire a Sciacca”. E’ insomma emersa ancora una volta come la sanità provinciale continui ad essere “agrigentocentrica” e come il governo regionale non faccia nulla per cambiare questa situazione che penalizza il versante occidentale dell’area territoriale provinciale.

Nel corso dell’incontro sono intervenuti di Giovanni Di Vita, dirigente medico dell’unità operativa di cardiologia nonché presidente del Circolo di Cultura; Umberto Marsala, dirigente dell’Area di emergenza; Calogero Cirafisi dell’unità di psichiatria e dell’associazione Pro Meteo; Filippo Barbiera, direttore dell’unità di radiologia. Molto puntuale anche l’intervento di Giuseppe Craparo, direttore della neuroradiologia diagnostica ed interventistica del Civico di Palermo, rientrato in Sicilia con un incarico di prestigio dopo 15 anni di esperienza a Varese. Tutti hanno sottolineato l’importanza del servizio e la necessità che l’ospedale di Sciacca non venga privato, come pare stia accadendo, di questa grande opportunità.

La malattia cerebrovascolare rappresenta uno dei maggiori problemi sociosanitari, come seconda causa di morte e prima causa di invalidità a livello mondiale. Per l’ictus ischemico, la mortalità nelle prime 4 settimane è del 20%, che sale al 30% entro i primi 12 mesi. Solo il 25% dei pazienti sopravvissuti a un ictus ischemico guarisce completamente. Tutti gli altri restano con un deficit, e la loro metà con un deficit così severo da perdere l’autosufficienza e spesso da essere costretti a vivere in una istituzione per degenti cronici. Intervenire prima possibile è fondamentale. Per questo un territorio vasto come quello di Sciacca non può essere privato di un reparto Stroke Unit che invece c’è all’ospedale di Agrigento ma non è sufficiente a coprire il bacino d’utenza provinciale.

“Realizzarlo a Sciacca – ha detto Craparo – dove ci sono già attrezzature diagnostiche di ottimo livello e importantissimo. Spero che la politica intervenga, sarebbe molto importante anche per chi fa politica, ed ha bisogno di consenso, farsi promotore di una battaglia di grande importante per migliorare l’offerta sanitaria in questo territorio”.

“Deve essere una battaglia di civiltà” ha detto Cirafisi, mentre Di Vita ha fatto appello alla politica e l’ha invitata ad adoperarsi in modo concreto in favore del territorio per imporre alle autorità sanitarie di mettere in pratica ciò che al momento è solo sulla carta.

I rappresentanti di alcune associazioni presenti (Cittadinanzattiva, Comitato Salute e Orazio Capurro) hanno evidenziato che si faranno promotori di un’altra analoga iniziativa che coinvolga sindaci e politici del territorio a sollecitare un intervento del governo regionale e dell’Asp di Agrigento.

Giuseppe Recca