STOP AD APPALTO GESTIONE BENI CULTURALI IN PROVINCIA DI AGRIGENTO PER VILAZIONE NORME ANTIM AFIA

Violazione delle norme antimafia. È la motivazione in base alla quale il governo regionale ha bloccato i bandi per la gestione dei beni culturali di Agrigento e Trapani dopo lo scandalo che ha coinvolto Novamusa, la società che gestiva alcuni servizi, e l’imprenditore Giovanni Mercadante, arrestato con l’accusa di non avere versato alla Regione circa 40 milioni di euro frutto di proventi per la vendita dei biglietti di accesso ai siti culturali.

Ieri il dirigente generale del dipartimento dei Beni culturali, Sergio Gelardi, ha spiegato i motivi della sospensione delle gare, che sarebbero state scritte in violazione delll’art.2 della legge regionale 20 del 2008, sulle “misure di contrasto alla criminalità organizzata”. In particolare, nella stesura dei bandi sarebbero state violate le norme sulla tracciabilità dei flussi finanziari e quella di natura pensale.

Il primo comma prevede, per appalti superiori a 100 milioni di euro, che i bandi debbano contenere “l’obbligo per gli aggiudicatari di aprire un numero di conto corrente unico sul quale gli enti appaltanti fanno confluire tutte le somme relative all’appalto”. L’aggiudicatario, inoltre, si avvale del conto corrente “per tutte le operazioni relative all’appalto, compresi i pagamenti delle retribuzioni al personale da effettuarsi esclusivamente a mezzo di bonifico bancario”. 

E “il mancato rispetto” della norma “comporta la risoluzione per inadempimento contrattuale”. In base al secondo comma, i bandi devono prevedere, “pena la nullità degli stessi”, “la risoluzione del contratto nell’ipotesi in cui il legale rappresentante o uno dei dirigenti dell’impresa aggiudicataria siano rinviati a giudizio per favoreggiamento nell’ambito di procedimenti relativi a reati di criminalità organizzata”.

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