Sole e raggi ultravioletti: studio rileva come uccidono il virus

Dal sole alle lampade artificiali, i raggi Uv sono in grado di uccidere il coronavirus Sars-CoV-2. A provare “l’alto potere germicida” della luce ultravioletta sono stati scienziati italiani con più ricerche: due lavori in attesa di pubblicazione su riviste internazionali, i cui risultati sono al momento visibili in due preprint dell’archivio internazionale Medrxiv, nella sezione speciale dedicata a Covid-19.

In particolare, si tratta dello studio sperimentale multidisciplinare condotto da un gruppo di ricercatori con diverse competenze dell’Istituto nazionale di astrofisica (Inaf), dell’università Statale di Milano, dell’Istituto nazionale tumori (Int) del capoluogo lombardo e dell’Irccs Fondazione Don Gnocchi, che risponde a un tema molto dibattuto, e tanto caro anche a capi di Stato come il presidente Usa Donald Trump.

Secondo gli autori, la luce ultravioletta a lunghezza d’onda corta, o radiazione Uv-C, “quella tipicamente prodotta da lampade a basso costo al mercurio (usate ad esempio negli acquari per mantenere l’acqua igienizzata), ha un’ottima efficacia nel neutralizzare” il nuovo coronavirus.

Abbiamo illuminato con luce Uv soluzioni a diverse concentrazioni di virus, dopo una calibrazione molto attenta effettuata con i colleghi di Inaf e Int – illustra Mara Biasin, docente di Biologia applicata dell’università degli Studi di Milano – e abbiamo trovato che è sufficiente una dose molto piccola (3.7 mJ/cm2), equivalente a quella erogata per qualche secondo da una lampada Uv-C posta a qualche centimetro dal bersaglio, per inattivare e inibire la riproduzione del virus di un fattore 1.000, indipendentemente dalla sua concentrazione”.

Per quanto riguarda il risultato di questo lavoro, è servito anche al fine di validare uno studio parallelo, coordinato da Inaf e Statale di Milano, per comprendere come gli ultravioletti prodotti dal sole, al variare delle stagioni, possano incidere sulla pandemia inattivando in ambienti aperti il virus presente in aerosol, contenuto ad esempio nelle piccolissime bollicine prodotte dalle persone quando si parla o, peggio, con tosse e starnuti.

Ad agire non sono i raggi ultravioletti corti Uv-C (anch’essi prodotti dal sole, ma assorbiti dallo strato di ozono della nostra atmosfera), bensì i raggi Uv-B e Uv-A, con lunghezza d’onda tra circa 290 e 400 nanometri, quindi maggiore degli Uv-C. Bastano pochi minuti per rendere inefficace il virus.

Fonte Adn Kronos