Soldi a Ryanair, a giudizio il presidente Airgest, Salvatore Ombra, e altri 14 amministratori
TRAPANI. Sono stati rinviati a giudizio 15 ex consiglieri dell’Airgest, società di gestione dell’aeroporto di Trapani. Per loro il processo si celebra con il rito ordinario. Tra i nomi spicca quello dell’attuale presidente Salvatore Ombra, accusato anche di peculato per il mancato versamento di oltre 18 milioni di euro di tassa addizionale comunale. L’inchiesta condotta dai pm di Trapani (sostituto procuratore Rossana Penna) riguarda la gestione finanziaria dell’Airgest e la falsa iscrizione in bilancio per i costi del co-marketing, utilizzati per garantire le rotte al vettore low cost Ryanair. L’indagine sui vertici dell’Airgest partì in seguito a un esposto di alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle. Le accuse riguardavano il periodo che va dal 2010 al 2016 e principalmente i rapporti tra la societa’ di gestione dell’aeroporto di Birgi e la Ryanair.
Il gup Caterina Brignone ha dichiarato parzialmente prescritte alcune delle accuse, riconoscendo però la legittimità delle accuse di peculato per cui sono stati rinviati a giudizio Salvatore Castiglione, Franco Giudice e Salvatore Ombra come presidente pro tempore, Paolo Angius e Fabrizio Bignardelli in quanto vicepresidenti, Giuseppe Russo e Giancarlo Guerrera, direttori generali pro tempore e Vittorio Fanti come amministratore delegato: cariche ricoperte a vario titolo dal 2009 al 30 giugno 2018. Oltre a loro rinviati a giudizio anche Luciana Giammanco, Gioacchino Lo Presti, Letteria Dinaro, Michele Maggio, Antonino Di Liberti, Antonio Lima e Antonino Galfano, accusati a vario titolo di false comunicazioni sociali in concorso tra loro. Il processo avrà inizio il prossimo 16 febbraio davanti al Tribunale di Trapani, collegio presieduto dal giudice Daniela Troja.
Nel mirino della magistratura è finito l’accordo di co-marketing siglato nel gennaio 2014 tra l’Airgest, ventiquattro comuni trapanesi e il vettore irlandese: un accordo triennale per complessivi 7 milioni di euro. Secondo la procura “a fronte di costanti perdite d’esercizio subite, capitalizzavano detti costi (riferiti al co-marketing, ndr) tra le immobilizzazioni immateriali alla voce “costi di ricerca, sviluppo e pubblicita'”. In questa maniera la societa’ “concorreva a determinare il risultato di esercizio per la sola quota del 20% annuo anziche’ per l’intero”. Poi c’e’ il mancato versamento della tassa addizionale comunale, un’imposta riferita “ai diritti d’imbarco dei passeggeri degli aeromobili” che avrebbe “generato improprie disponibilità finanziarie all’Airgest per sopperire alle difficoltà strutturali della società stessa”.