Sono i numeri a emettere sentenza. E i numeri di Sciacca, il Comune più grosso dei 17 che compongono l’Ato Ag 1 dove ha operato e opera ancora per poco la Sogeir, non consentono appello. L’obiettivo principale era, da sempre, quello di innalzare a percentuali sopra il 65% la raccolta differenziata. Un obiettivo strategico perché consente di ammassare in discarica solo la parte umida dei rifiuti, mentre tutto il resto avrebbe prodotto moneta con ritorno di benefici nelle tasche dei cittadini.

Avrebbe consentito anche il riciclo di diversi materiali. Per anni, una massiccia campagna promozionale con spot s Tv locali, manifesti, convegni, ci ha fatto credere che la Sogeir fosse l’esempio della virtù gestionale. Una società interamente a capitale sociale, con uomini al comando scelti dalla politica. Alla fine, non era medaglia d’oro, ma una banale medaglia di latta. Esaltare numeri “fantastici” su piccole realtà di poche migliaia di abitanti è stata una strategia per depistare il vero fallimento: i numeri di Sciacca. Mezzi desueti, mezzi sfasciati senza soldi per ripararli, fornitori da pagare, personale pagato a singhiozzo. Cassonetti che non si lavano e fanno puzza da morire.

Si è infranto un sogno. Gli occhi aperti hanno fatto finalmente vedere la realtà, cruda e dura. Un altro mastodontico mostro creato dalle riforme licenziate dalla classe politica siciliana con la complicità di una classe dirigente superpagata e poco efficiente. La verità è che al Sud domina la cultura del non rispetto per la cosa pubblica. Cosa pubblica che è intesa per tornaconti politici, sistemare trombati alle elezioni, accontentare amici e amici degli amici. Tutte le riforme che hanno interessato la gestione della cosa pubblica da parte degli enti pubblici si sono rivelate fallimentari. Nel campo della sanità, delle partecipate, etc.

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