Situazione idrica drammatica, anche Venuti alza le mani. La bomba è esplosa e i cittadini sono ignari
AGRIGENTO. Di Filippo Cardinale
Mentre i cittadini agrigentini attendono l’acqua pubblica, sempre più rischiosa è la situazione che il bene vitale non scorra più dai rubinetti. Gli agrigentini sono ignari di ciò che sta accadendo e non vedono la scure che pende sulla loro testa. La drammaticità della situazione viene edulcorata se non velata.
E allora, iniziamo dalla fine. La fine è la conclusione della lettera che il commissario prefettizio della Gestione commissariale della Girgenti Acque ha inviato al Presidente della Regione, al Prefetto di Agrigento, al Presidente dell’Ati Ag 9, all’Assessore regionale per l’Energia e per i Servizi di Pubblica Utilità, al Dipartimento Acque e Rifiuti della Regione siciliana, all’Autorità di Bacino del Distretto Idrografico della Sicilia. Sei pagine drammatiche la cui conclusione è: “…lo scrivente non potrà proseguire l’incarico ricevuto e dichiara di non poter assumere le responsabilità a tutti i livelli derivanti dalla materiale impossibilità di condurre con regolarità la gestione commissariale del Servizio Idrico Integrato della provincia di Agrigento”.
Dopo il commissario dell’Aira, anche l’ingegnere Venuti alza le mani. E la situazione idrica diventa drammatica poiché il tutto è nelle mani dei curatori fallimentari che devono raggiungere l’obiettivo assegnato dal Tribunale di Palermo, sezione fallimentare: prendere i soldi e pagare i debiti e i fornitori.
Il tutto mentre ancora deve essere costituita l’Azienda Speciale Consortile “AICA” per gestire il servizio idrico in provincia di Agrigento. Non ci sono i tempi per affrontare la drammaticità della crisi. La costituzione della consortile rappresenta il primo passo, il più semplice. Poi seguono gli ostacoli, a cominciare dalle ingenti somme che i Comuni devono conferire. Un servizio idrico complesso come quello agrigentino non si può gestire con una Azienda il cui capitale sociale è di 20.000 euro.
Ma andiamo al dunque. L’ingegnere Venuti nelle sei pagine scrive “lo stato di fatto in cui si trova oggi la Gestione commissariale del Servizio, evidenziando l’immediata criticità derivante dalla contemporaneità della Gestione prefettizia e della Gestione del Fallimento dichiarato dal Tribunale di Palermo nei confronti della Girgenti Acque Spa e della controllata Hydortecne Srl”.
Venuti non entra nel merito “relativamente alla complessità e particolarità delle problematiche giuridiche connesse alla contemporaneità delle due procedure in argomento”. Il giudice delegato al fallimento, in data 1 luglio ha precisato i limiti in cui dovrà operare la Gestione commissariale della Girgenti Acque.
Venuti scrive che “le recentissime determinazioni del Tribunale di Palermo, alle quali il Commissario prefettizio si atterrà, presentano immediatamente profili di incompatibilità con la continuità del Servizio pubblico essenziale”.
Mancanza di flusso di cassa. Venuti evidenzia che “sul piano finanziario, un esame degli incassi effettuati dalla Gestione del Servizio Idrico Integrato dal 16 marzo 2021 (data di dichiarazione del fallimento) all’1 luglio 2021 (data della determinazione del Tribunale di Palermo) evidenzia immediatamente l’impossibilità di dare continuità alla Gestione commissariale prefettizia in assenza di un adeguato flusso di cassa”. Il Tribunale di Palermo ha stabilito che “la quota relativa a documenti di addebito agli utenti (bollette) con data inferiore al 16 marzo 2021 va trasferita dalla Gestione prefettizia alla Curatela fallimentare”.
La Gestione commissariale dovrà trasferire alla Curatela fallimentare 7.263.891 euro. “E’ di tutta evidenza l’impossibilità della Gestione commissariale di poter dare continuità al Servizio, non potendo disporre di alcuna disponibilità finanziaria a seguito di tale trasferimento”.
Ad oggi, “il saldo dei conti correnti postali/bancari, dopo i pagamenti effettuati in data 30 giugno 2021 per assicurare la continuità del Servizio (fornitori essenziali, dipendentinelle casse della Gestione commissariale ci sono solo 1.311.000 euro.
Personale sospeso. L’ingegnere Venuti, nella lunga lettera, prospetta anche il tema del personale. “In atto, e come risulta dal Collegio del Tribunale fallimentare, tutto il personale dipendente del Servizio Idrico Integrato è stato sospeso dalla data di fallimento. Tuttavia, tutto il personale di cui si tratta è indispensabile alla contin uità del Servizio pubblico essenziale e sta continuando a prestare la propria attività lavorativa. Lo stesso personale è considerato, ed è di fatto, indispensabile dall’Ati Ag 9 nella prospettiva di affidare il servizio alla costituenda Azienda Speciale Consortile dalla stessa Ati deliberata, così come recita il Piano d’Ambito deliberato a fine 2020. Tale personale non può, di fatto, essere licenziato, a meno di non determinare l’interruzione del servizio”. Venuti spiega anche che “i curatori fallimentari e il Collegio del Tribunale di Palermo hanno chiesto che il Commissario prefettizio chieda (e ottenga) una nuova posizione tributaria autonoma alla quale fare afferire i rapporti di lavoro, le dichiarazioni e gli obblighi fiscali della Gestione del Servizio pubblico”.
Il commissario prefettizio ha già incontrato il direttore dell’Agenzia delle Entrate di Agrigento. Ma la situazione è complessa e richiede tempo per una risposta. “Non si può, tuttavia, prevedere l’esito della richiesta, né i tempi. La situazione del personale rischia, quindi, di non trovare concreta soluzione”.
Questo è il quadro della situazione relativa al servizio idrico nella nostra provincia. Sono passati mesi, anni, e la bomba è esplosa. I cittadini continuano ad essere ignari. Forse si renderanno conto della drammaticità della situazione quando, presto, dai rubinetti non uscirà una goccia d’acqua.