SIMONE DI PAOLA SCRIVE AL SEGRETARIO PD: “QUESTE SONO LE MIE IDEE, E TRA UNO SCRANNO CONSILIARE E LA MIA TESSERA IO SCELGO IL PARTITO”

Simone Di Paola ha inviato una lettera al segretario cittadino del Pd. Spiega le ragioni della sua battaglia consiliare e le sue idee. Ribadisce l’intenzione di dimettersi facendo prevalere il valore dell’appartenenza al pd rispetto al seggio comunale

 

Caro Segretario,

Le ultime ore sono state caratterizzate da avvenimenti che mi hanno profondamente segnato, come uomo prima ancora che come amministratore pubblico e militante di partito, sollecitandomi più di una riflessione che ti rassegno ed importanti determinazioni personali che sono chiamato ad assumere.

Devo ammettere il mio stupore nel prendere atto della frequenza con cui il senso dei miei ragionamenti e delle mie posizioni politiche viene stravolto, non compreso ed equivocato al punto tale da mettermi in bocca cose che non ho mai detto e che sono lontane anni luce dai miei pensieri. Desidero in premessa ribadire per l’ennesima volta (e la cosa comincia davvero a stancarmi!) la mia completa, totale, incondizionata ed inequivocabile alterità politica al Centro Destra, alle sue politiche e di conseguenza alla maggioranza che regge le sorti della nostra Città; sono stato chiamato dagli elettori a svolgere le mie funzioni all’opposizione dell’attuale giunta di Governo e mai in questi anni mi ha minimamente sfiorato l’idea di cambiare collocazione o casacca, non solo per il profondo rispetto nei riguardi dei miei elettori, ma anche perché ho scelto 15 anni fa la mia collocazione e la metà campo dove schierarmi e da lì non intendo muovermi: a Sinistra sono nato ed a sinistra rimarrò finchè campo!

Fatto questo preambolo, nella speranza che sia l’ultima volta di dover dire queste cose, vengo ad ulteriormente specificare il senso di talune mie riflessioni, nate a conclusione dei lavori dell’ultimo consiglio comunale e che hanno fatto tanto rumore, per nulla mi permetto di dire: oggi le forze del centro sinistra ed i soggetti che si collocano all’opposizione del centro destra si trovano di fronte una grande sfida ed insieme un gravoso fardello da sobbarcarsi: noi abbiamo l’ambizione, alla scadenza dei prossimi 18 mesi di consiliatura, di proporci come alternativa di governo alle destre ed insieme come forza di cambiamento radicale allo status quo; tale prospettiva ci impone un percorso di confronto con la Città, che ci porti ad uscire dal palazzo, a sporcarci le mani con le esigenze reali della Città, a calarci nei bisogni e nel disagio sociale di più poveri, dei disoccupati, dei giovani e che ci consenta infine di presentarci al giudizio degli elettori con una proposta che non si limiti ad un programma elettorale, ma addirittura ad un modello e ad una visione comune di Città che rispecchi le istanze reali dei saccensi.

Ma noi siamo al contempo anche la forza di maggioranza relativa del Consiglio Comunale e per di più oggi i numeri ci assegnano di fatto il governo di Sala Falcone Borsellino; questo è un dato di fatto incontrovertibile che impone, al PD prima che agli, altri un’assunzione di responsabilità supplementare: noi oggi non possiamo più limitarci ad una sterile azione di contrasto alle politiche del centro destra, non ci possiamo accontentare di denunciare ciò che non va, insomma dobbiamo – a mio avviso – andare oltre la critica strictu sensu; abbiamo il preciso dovere di misurarci con la nostra capacità di proposta, sfidare i nostri avversari sulle cose da fare, cercare il confronto per provare a dimostrare con i fatti che il nostro interesse è solo per i futuro di questa Città e dei suoi figli.

Insomma, noi oggi abbiamo il preciso dovere di dare un senso ai prossimi due anni di consiliatura, facendo pesare i numeri a nostro favore in Consiglio Comunale ed incidendo con la forza delle nostre proposte; non basta più dire ciò che non ci piace, ma ciò che faremmo noi, accettando con l’avversario il terreno del confronto in direzione del cosiddetto “bene comune”.

Noi non siamo solo e semplicemente una forza di opposizione, noi siamo “l’altro governo” ed abbiamo il preciso dovere di pensare ai bisogni veri di quelle migliaia di saccensi che da noi si aspettano risposte concrete e non sono disposti, perché non vogliono o non possono, ad aspettare due anni per conoscere la nostra capacità di occuparci di loro; dobbiamo occuparci di chi vuole risposte da noi e le vuole ora; questa Città vive dei drammi che non possono attendere i tempi delle prossime elezioni e la prossima giunta per essere affrontati; l’elenco sarebbe lunghissimo, ma basti ricordare le Terme che chiudono, la sanità che cade a pezzi, l’acqua fatta pagare a peso d’oro, la pressione fiscale giunta a livelli insopportabili, il lavoro che non c’è; sono problemi che denunciano la drammatica incapacità della classe dirigente locale, non solo di trovare risposte adeguate, ma anche di farsi rispettare laddove si decidono i destini dei territori; vale a dire Roma e Palermo; si, perché, diciamocela tutta: Sciacca, a Roma e a Palermo non conta più un fico secco!

Sono problemi gravissimi e strutturali, rispetto alla cui drammaticità, non solo non si può più aspettare, ma bisogna assumere contezza che nessuna forza politica da sola ce la può fare; occorre pertanto che la Città si faccia carico del proprio destino e che tutti, forze politiche, associazioni, sindacati, ciascuna per la propria parte e per il proprio ruolo, scendano dal “piedistallo delle loro verità assolute” ed accettino di sfidarsi sul terreno del confronto, provando, laddove possibile, a trovare soluzioni concrete ed immediate. Ecco il sunto del mio pensiero; un pensiero che non mi pare in alcun modo inconciliabile rispetto al nostro dovere di svolgere la nostra azione di opposizione alle destre, ma che anzi ci qualificherebbe come un grande soggetto politico in grado di coniugare virtuosamente protesta e proposta.

Se poi auspicare tutto questo vuol dire offrire assist alla maggioranza, allora confesso la mia obiettiva difficoltà a proseguire il mio impegno; ho parlato di confronto fra parti diverse senza confusione di ruoli, mai di inciucio; ho proposto di sfidarci sulle idee, non di fare ribaltoni; ho parlato di misurarci sulle cose da fare, non di entrare in Giunta; e allora, dimmi caro Segretario, dove avrei sbagliato?

O forse devo pensare che il problema non sta nel contenuto delle mie riflessioni, ma nel fatto che ad avanzarle sia stato Simone Di Paola? Ora io posso anche avere sbagliato nelle forme e nei modi con cui ho espresso le mie posizioni, ma ho sempre pensato di parlare per il bene della Città e del mio Partito; ed ho sempre ritenuto di esercitare le mie funzioni in piena libertà e comunque sempre entro i confini che la mia collocazione di uomo di opposizione mi consente di fare.

Sono pensieri che ti consegno, con la speranza che tu voglia a tua volta farne oggetto di attenta riflessione. Sono ovviamente fermamente convinto della bontà dei miei pensieri e, seppur aperto al dialogo ed al confronto, non sono disposto ad abiurarvi pur di conservare una “poltrona”.

Ma se, come ho percepito nelle ultime ore (ovviamente mi auguro di essermi sbagliato), questo mio modo di vedere e di immaginare la funzione ed il ruolo del PD nei prossimi anni, dentro e fuori il Consiglio Comunale, dovesse essere incompatibile o addirittura insopportabile per il Partito, ti rassegno la mia volontà di dimettermi dal Consiglio Comunale (cosa che in verità avrei già fatto se non fosse stato per le continue, incessanti manifestazioni di affetto di tantissimi amicii che, nel manifestarmi vicinanza mi hanno invitato ad un supplemento di riflessione); non vivo infatti di gettoni di presenza e la mia funzione dentro la massima Istituzione cittadina l’ho sempre vissuta come un servizio ed un atto d’amore alla Città; ma se restarvi dovesse voler dire rinunciare alle mie idee e più ancora alla mia appartenenza, senza problemi ti dico che fra uno scranno consiliare e la mia tessera, io scelgo il mio partito, senza se e senza ma!

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