Servizio Idrico, Titano al Prefetto: “Bisogna correggere subito ciò che non funziona”

E’ lunga quattro cartelle la nota che il coordinamento Titano per l’acqua pubblica della provincia di Agrigento ha inviato al Prefetto Maria Rita Cocciufa affinchè accerti e verifichi la fondatezza degli interrogativi da sempre evidenziati e per manifestare per l’ennesima volta la preoccupazione riguardo alla “pericolosa china – scrivono – nella quale la gestione pubblica del servizio idrico integrato è stata avviata”.

Titano sollecita alla Regione, all’Ati e all’Aica tempestivi interventi risolutivi, correttivi gestionali e modifiche di percorso, qualora ne ravvisassero l’opportunità, ciascuno nell’ambito di sua competenza.

Naturalmente si parla delle difficoltà gestionali e finanziarie che l’azienda consortile Aica sta affrontando nel suo travagliato avvio, difficoltà che si traducono in gravi disagi per i cittadini utenti, sempre più esasperati e delusi dalla giovane gestione pubblica, foriera al suo avvio, di ben altre promesse e prospettive.

Non faremmo un buon servizio ai cittadini – scrive Titano – se, come molti, ci soffermassimo solo sugli effetti evidenti di questi primi deludenti mesi di gestione (allungamento dei turni di erogazione, aumento delle perdite idriche, rotture frequenti delle condotte, frequenti interruzioni del servizio dovuto all’acqua inquinata, difficoltà nel pagamento degli stipendi ecc.) senza indagarne le cause e indicarne le reali responsabilità, che coinvolgono l’Assemblea Territoriale Idrica e i vertici della Regione Sicilia”.

E parlano dei tre lunghi anni trascorsi tra la scelta della futura forma giuridica del Gestore e l’effettiva costituzione di Aica, un lentissimo passaggio di consegne, il tardivo riconoscimento del nuovo metodo tariffario, le difficoltà finanziarie legate alle modalità con le quali è stato approvato dall’Assemblea dei Sindaci, con la supervisione della Commissaria Regionale, il Piano d’Ambito con allegato piano economico finanziario.

Aica – scrivono – si ritrova sul nascere a dover far fronte a più spese di quanto le entrate possano coprire e già adesso, con la riscossione delle bollette entrata a regime, la società dimostra l’impossibilità di pagare puntualmente gli stipendi ai lavoratori, le bollette dell’energia elettrica, le imprese dell’indotto”.

Ma quanto potrebbero durare i 10 milioni, ammesso che i Comuni siano tutti nelle condizioni di poter accedere al prestito, dato che le casse di molti di essi sono già in profondo rosso e non è chiaro quale sia l’impatto di un ulteriore prestito di questa portata ? Occorre evidenziare come della genesi della richiesta di un tale prestito alla Regione, il suo ammontare, le sue modalità e i tempi di erogazione (tutte cose che hanno fatto molto discutere per le possibili conseguenze sui bilanci dei Comuni in difficoltà finanziaria), non si trova traccia tra i verbali di nessuna Assemblea ATI, ne in alcuna delibera. Chi si è sostituito all’assemblea per assumere decisioni di questa portata? Verosimilmente gli uffici dell’Assessorato agli Enti Locali, ma a che titolo, e perché non l’Assessorato all’Energia a cui compete la problematica del SII? Tutto questo getta un’ombra inquietante sulla reale trasparenza dei processi decisionali all’interno dell’ATI, così ridotta a mero ente di “ratifica” di decisioni prese altrove con l’acquiescenza di molti Sindaci, quando dovrebbe avere per legge la titolarità delle funzioni di indirizzo e controllo del servizio idrico. Chi ha pensato a questo tipo di prestito non sapeva già quali erano le condizioni delle casse di molti Comuni? E le conseguenze sulle tasche dei cittadini chiamati a rimborsare con le proprie bollette 2 milioni di Euro in più all’anno (10 milioni in 5 anni) ?”