SERVIZI PUBBLICI, AFFARI E ASSUNZIONI: UN SISTEMA CHE NASCE E CRESCE CON LA POLITICA

Le notizie di cronaca di queste ultime ore non fanno altro che rimarcare un problema di fondo: tutte le riforme emanate dalla Regione siciliana, dalla nostra classe politica, si sono verificati parti assurdi, mirati non al buon funzionamento dei servizi pubblici, ma a foraggiare una platea di sottogoverni, accontentare amici, amici degli amici, trombati. Sanità, acqua, rifiuti, sono stati oggetto di riforma che hanno avuto solo il frutto di offrire alla Sicilia e ai suoi abitanti l’onore di essere agli ultimi posti nelle classifiche come qualità dei servizi.

In queste ore c’è nell’occhio delle investigazioni il gestore idrico Girgenti Acque. Assunzione affari. Ma sorge spontanea una domanda. Le assunzioni effettuate dalle società che gestiscono la raccolta dei rifiuti, come ad esempio la Sogeir, sono state fatte per concorso pubblico? Oppure il filone è quello che sta emergendo, almeno secondo le ipotesi, nel campo della gestione idrica? Basta guardare chi pratica e chi sta vicino queste società per azioni, che sembrano essere attrazione per i politici. Politici che hanno trovato serbatoio di consensi, ma anche porte aperte per alimentare il clientelismo.

E chi controlla? L’assurdo è che chi controlla il sistema idrico e dei rifiuti è un’Assemblea formata da sindaci. Basta citare la considerazione del Comitato Inter.Co.PA  (Comitato intercomunale per la l’acqua pubblica). “Nel rispetto delle indagini, rimandiamo ogni nostra considerazione nel desolante e mortificante quadro che emerge dalla lettura dei giornali. Non possiamo però non notare come tra gli indagati (e non per la prima volta) troviamo alti dirigenti e consulenti dell’ex ATO, oggi ATI, ai quali sono demandate le azioni di controllo e tariffazione del SII della provincia di Agrigento”, è scritto in una nota a firma di Franco Zammuto.

“Non possiamo non osservare come le lacunose giustificazioni poste alla base degli aggiustamenti tariffari assumono oggi una luce, se possibile, ancora più inquietante unita all’amara sensazione di un continuo esercizio di un potere strumentale a un sistema clientelare, continua, chiedendo all’ATIe “non ritiene di cambiare ed affidarsi a nuovi e motivati collaboratori che possano porsi come interlocutori più credibili nel tentativo di ricucire il senso di ingiustizia e di impotenza che questa malagestione ha causato nella provincia”.

 

Filippo Cardinale


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