SERVE UN OSSERVATORIO SUL TURISMO. A SCIACCA 3.417 POSTI LETTO E 1.640 CAMERE
I dati ufficiali dei posti letto e camere delle strutture ricettive nelle 6 tipologie. Emerge un preoccupante fenomeno di concorrenza sleale che danneggia chi rispetta le regole
Il nostro giornale ha riportato i numeri del drastico calo delle presenze del 2015, che deve far riflettere a lungo poiché 74.000 presenze in meno rispetto all’anno precedente sono tantissime. Traguardare cifre degli anni precedenti, che si attestavano intorno le 450 mila presenze diventa un obiettivo assai difficile. Il danno c’è ed è auspicabile che si apra nelle sedi istituzionali un serio dibattito e comprendere bene il fenomeno.
Le forze politiche hanno il dovere e il compito di scandagliare l’argomento e porre i rimedi ad una curva decrescente delle presenze che sembra si sia avviata. Per capirne il costo economico diretto basta fare un semplice esercizio: moltiplicare questo numero per un ricavo minimo (ma molto minimo) a presenza di 10 euro: arriviamo a 740.000 euro di mancati fatturati. A questo devono poi aggiungersi i costi indiretti: riduzione di lavoratori addetti e dei salari con correlativi riduzioni di consumi, riduzioni dei clienti delle attività commerciali cittadine, riduzione della tassa di soggiorno, e tanto altro.
Ma le cause di questa flessione, che incide in modo significativo sul PIL di Sciacca, non possono ascriversi soltanto alla chiusura di strutture alberghiere cittadine. Necessariamente ci sono altre ragioni. Più del 20% di questa flessione è relativa alla chiusura del Grand Hotel delle Terme (altro discorso ma molto più complesso potrebbe riguardare Torre Makauda comunque chiusa da molti anni).
Ma attenzione parliamo della flessione percentuale delle sole presenze alberghiere del Grand Hotel. A queste, infatti, deve aggiungersi la flessione delle presenze in strutture ricettive extralberghiere comunque connesse alla prestazioni termali. E tenendo conto che queste ultime presuppongono due settimane di terapie – e quindi di soggiorno – la percentuale di costi economici diretti sale senz’altro al 50%. Fate un po’ voi il calcolo dei costi indiretti! Quindi, come noi sosteniamo da sempre, la chiusura delle Terme di Sciacca ha inciso in modo determinante sulla riduzione delle presenze e del PIL cittadino.
Al resto della flessione concorrono diverse altre cause. Anzitutto la mancanza da parte del Comune di una visione reale e costante delle strutture ricettive extralberghiere. A Sciacca, dato ufficiale dell’Ufficio Regionale del Turismo, la situazione dei posti letto e delle camere è la seguente:
ALBERGHI (13 strutture) : 2.689 posti letto e 1.337 camere (nel conto sono inclusi Torre Macauda, Terme e Paloma Blanca- ufficialmente risultano non chiuse)
B&B (23 strutture) : 159 posti letto e 79 camere
AFFITTACAMERE (4 strutture) : 37 posti letto e 16 camere
TURISMO RURALE (1 struttura) : 20 posti letto e 10 camere
RESIDENCE (2 strutture): 279 posti letto e 126 camere
CASE VACANZE (13 strutture) : 233 posti letto e 72 camere
Queste sono le strutture censite ufficialmente che risultano nell’elenco degli enti preposti. Tali strutture hanno obblighi di legge a cui attenersi non solo per adempimenti fiscali, ma anche e soprattutto per una questione di sicurezza. Delicatissima e importantissima la legge di pubblica sicurezza sull’identificazione di chi alloggia, senza dimenticare che se si opera nell’abusivismo non provvede, ovviamente, al versamento dell’imposta di soggiorno nelle casse comunali. A Sciacca si sono verificati arresti (anche in strutture di lusso) di ricercati. La trasmissione dei dati anagrafici alla Polizia di Stato consente l’incrocio con persone che hanno conti in sospeso con la giustizia. Senza dimenticare il particolare momento che vive il mondo. Avere la possibilità di alloggiare in strutture abusive che non registrano le presenze è un viatico facile anche per migranti che appartengono al mondo del terrorismo.
Altro fenomeno che sta emergendo è la concorrenza sleale, un’arma che sta mettendo in grosse difficoltà quelle strutture che invece osservano le regole. Ma si sa, il controllo ha costi politici in termini di consenso e non tutti sono disposti a pagarli, anche se da anni una legge dello Stato ha previsto che siano anche i Comuni a vigilare.
Ecco dunque, in termini forse un po’ più tecnici, spiegata la ragione della flessione. Il turismo è una cosa seria, serissima, che presuppone preparazione e competenza, analisi e valutazioni economiche, cultura dell’accoglienza e professionalità degli addetti a qualsiasi livello, ma soprattutto controlli, perché tutto quello che deve essere garantito in termini di servizi per i turisti se non lo pagano i soggetti che dovrebbero farlo lo faranno poi i cittadini con le loro tasse.
E’ giunto il momento che il Comune, se ritiene veramente strategico questo segmento produttivo, pensi all’istituzione di un osservatorio turistico cittadino molto professionalizzato, che segua in modo specialistico e permanente il settore stesso, costituito da pochi soggetti con specifica competenza del settore, che interagisca con le altre articolazioni amministrative regionali, che analizzi gli aspetti di quello che rappresenta la vocazione economica fondamentale del terzo polo turistico siciliano e che possa contribuire ad elaborare metodi di rilevazione, proiezione ed utilizzazione di dati economici per mettere in condizione il governo locale di adottare le migliori scelte di gestione del fenomeno.
Questo potrebbe essere già un valido punto di programma per chi intende confrontarsi per governare la città. Purchè non diventi un organo politico di sottogoverno.