SEDUTA CONSILIARE VIZIATA “DA GRAVI ATTI ILLEGITTIMI DEL PRESIDENTE. LA SEDUTA NON E’ ANDATA DESERTA”

Ha strascichi l’ultima seduta consiliare nella quale c’era all’ordine del giorno la pozione di sfiducia. I consiglieri comunali Calogero Filippo Bono, Gaetano Cognata, Silvio Caracappa, Salvatore Monte, Cinzia Deliberto, Carmela Santangelo, Giuseppe Milioti e Lorenzo Maglienti, hanno inviato all’assessorato regionale della Autonomie Locali e al segretario generale del Comune di Sciacca,  al presidente del Consiglio comunale e al sindaco,  un atto di significazione. Nel contempo chiedono una convocazione urgente del Consiglio comunale.

I sopracitati consiglieri denunciano i fatti accaduti nella seduta del 3 febbraio scorso.

Restano “ancora in attesa di conoscere le determinazioni del Presidente del Consiglio Comunale, in ordine alla riconvocazione del Consiglio e si apprende da notizie di stampa che si starebbero effettuando approfondimenti da parte degli uffici circa le determinazioni da assumere, anche alla luce di un parere emesso dal Ministero degli Interni, su richiesta di un Comune italiano, in data 11/01/2004”.

Per i consiglieri comunali “fatta salva ogni valutazione circa l’applicabilità di tale parere agli Enti Locali siciliani e la sua automatica riconducibilità, in fatto ed in diritto”, denunciano che quella seduta prevedeva all’ordine del giorno n. 17 punti, il primo dei quali la “mozione di sfiducia al Sindaco ex art. 10 L.35/97 e ss.mm.ii.”.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO HA NEGATO LA PAROLA AL CONSIGLIERE BONO.  Denunciano i consiglieri: ad inizio dell’adunanza il Consigliere Calogero Filippo Bono ha chiesto la parola per mozione d’ordine, al fine di proporre al Consiglio il rinvio del punto, stante l’assenza giustificata di alcuni Consiglieri, prerogativa che gli è stata più volte negata da parte del Presidente del Consiglio. Così come è stato negato all’intero Consiglio di esprimersi su tale proposta. Preso atto di quanto sopra tutti i Consiglieri firmatari della mozione, unitamente ai Consiglieri Mandracchia Paolo e Guardino Gianluca abbandonavano l’aula, facendo venir meno il numero legale. Chiaro segnale di protesta nei confronti di un comportamento illegittimo ed ingiustificato da parte del Presidente.

IL REGOLAMENTO VIOLATO. Per i consiglieri Calogero Filippo Bono, Gaetano Cognata, Silvio Caracappa, Salvatore Monte, Cinzia Deliberto, Carmela Santangelo, Giuseppe Milioti e Lorenzo Maglienti, il presidente del Consiglio Pasquale Montalbano, motivava il suo diniego facendo esplicito riferimento all’art. 88 del regolamento consiliare che disciplina le “adunanze di trattazione di argomenti aventi contenuto politico specifico” e che, come ogni altra norma che disciplina le modalità di svolgimento del Consiglio nell’esame di altra tipologia di atti, non prevede, né avrebbe potuto prevedere, ipotesi di differimento del punto.

UN ABUSO DI UFFICIO che secondo i consiglieri comunali, può agevolmente rilevarsi dalla complessiva lettura del regolamento consiliare, tutte le ipotesi di differimento, rinvio o sospensione per qualunque causa dei punti iscritti, secondo i consiglieri cotti all’ordine del giorno sono previsti, come regolamentazione generale, negli articoli precedenti che, con evidenza, valgono in tutti i casi nei quali non ne sia esplicitamente esclusa l’applicabilità. Sottolineano come agli artt. 68 che al comma 2° prevede il diritto del Consigliere di proporre la modifica dell’ordine della trattazione degli argomenti iscritti all’ordine del giorno, ovvero all’art. 82 che disciplina la mozione d’ordine, la quale può essere presentata in qualsiasi momento e soprattutto, in quanto ipotesi ancora più calzante al caso di specie, all’art. 84 che regolamenta le questioni pregiudiziali o sospensive, queste ultime finalizzate proprio al rinvio del punto, su cui a maggioranza si pronuncia il Consiglio, indicando anche la durata della sospensione.

IL CONSIGLIERE HA DIRITTO ALLA PAROLA PER SVOLGERE QUESTIONI DI NATURA INCIDENTALE. Calogero Filippo Bono, Gaetano Cognata, Silvio Caracappa, Salvatore Monte, Cinzia Deliberto, Carmela Santangelo, Giuseppe Milioti e Lorenzo Maglienti, nella denuncia alla Regione, come le norme sopra richiamate militano nel senso della possibilità per il consigliere, anche dopo l’apertura del punto, di chiedere ed ottenere la parola per svolgere questioni di natura incidentale, anche al fine di sospenderne la trattazione ed approvarne il rinvio, previo voto a maggioranza del Consiglio.

Tra l’altro, quanto affermano i consiglieri comunali, “è costante indirizzo normativo e giurisprudenziale nella disciplina dei lavori dei Consigli Comunali degli Enti locali ed è comunque stata sempre prassi costante presso il Comune di Sciacca”.

L’ART.88 NON RIGUARDA SOLO LA MOZIONE DI SFIDUCIA.  La disciplina dell’art. 88 non riguarda soltanto la mozione di sfiducia ma altri argomenti aventi contenuto politico specifico, come a titolo meramente esemplificativo, le comunicazioni del Sindaco in ordine alla composizione della Giunta, la relazione annuale del Sindaco o ancora la situazione politico amministrativa presso l’Ente che, nella storia di questo Consiglio Comunale, hanno sempre subito, quando ciò si è reso necessario ed opportuno, un rinvio.

MAI SULLA RICHIESTA DI UN CONSIGLIERE CIRCA LA RELATIVA PROPOSTA E’ STATA NEGATA.  Lo sottolineano i consiglieri comunali che hanno sottoscritto la lettera inviata alla Regione. A riprova di ciò si richiama la seduta di consiglio comunale del 09/12/2019 che aveva all’ordine del giorno il punto “dibattito politico”, disciplinato anch’esso dall’art. 88, ebbene in quella occasione in apertura di seduta è stata concessa parola al Consigliere Maglienti sull’ordine dei lavori (mozione d’ordine) e addirittura concesso anche successivamente un prelievo di altro punto all’ordine del giorno. Tutto ciò dunque a riprova del comportamento del Presidente Montalbano, in occasione della seduta del 03/02/2020, altamente lesivo delle prerogative del Consigliere Calogero Filippo Bono che a nome della opposizione aveva chiesto parola sull’ordine del lavori negata dal Presidente.

LA SEDUTA NON E’ ANDATA DESERTA. Sostengono i consiglieri che hanno abbandonato l’aula per protesta, ma è viziata da un atto illegittimo ed arbitrario del Presidente del Consiglio, già oltretutto formalmente comunicato all’Assessorato Regionale alle Autonomie Locali.