Se anche la (ex) maggioranza diserta la seduta consiliare

SCIACCA.

EDITORIALE DI FILIPPO CARDINALE

Appare fin troppo evidente che la consiliatura in corso porta con sé il peso di una sfaldatura che è figlia di una resa di fronte all’inerzia che ha imbrigliato le forze politiche. Non solo l’aula consiliare è diventata una fucina dove il fuoco ardente si è trasformato in fiammella e non riesce a forgiare il ferro e renderla operosa, ma diventa un luogo da evitare il più possibile, un luogo nel quale si respira stanchezza, inerzia,sofferenza.

Ieri sera la seduta consiliare è andata deserta. Erano presenti i tre consiglieri di Italia Viva, e il consigliere Paolo Mandracchia, anch’egli indipendente. A presiedere la seduta di quattro amici al bar, il Presidente del Consiglio comunale. Praticamente, era presente in aula 1 consigliere su 6, e tale misera rappresentanza non appartiene all’alveo della (ex) maggioranza, né delle opposizioni.   I magnifici sette, cioè le molliche che rimangono della coalizione che ha vinto le elezioni, erano anch’essi assenti.

In questo cuneo si infila una domanda. Perché le opposizioni (che sulla carta ha 12 consiglieri) hanno quasi un repulsa a tenere le redini di una carrozza divenuta maggioritaria e tracciare, con i numeri di cui dispongono, il percorso da seguire? E ancora: perché non riesce a cogliere l’opportunità delle dichiarate prese di posizione di Italia Viva e dello stesso Mandracchia?

Se ai 12 consiglieri di opposizione si aggiungono i 3 di Italia Viva e l’indipendente Paolo Mandracchia, il fronte di chi è in contrapposizione ai residuati della (ex) maggioranza è di 16 consiglieri, senza contare Alberto Sabella in zona riflessione. In buona sostanza, il fronte che ritiene un fallimento il progetto politico-amministrativo del sindaco ha una maggioranza del 66,66% dell’aula consiliare (oltre i due terzi). Una cifra del genere, quasi bulgara, non solo stravolgerebbe le linee politiche di quel “progetto fallito”, ma imporrebbe un nuovo corso, una nuova linea, costringendo all’angolo la parte residuale formata dal Pd, dall’affetto parentale, da una indipendente, dal consigliere-assessore.

Se tale quadro non riesce a tracciare una linea d’intesa, almeno sui lavori consiliari, tra chi giudica negativamente l’esperienza Valenti, un’altra domanda appare spontanea: quale gioco stanno praticando le opposizioni? Quali interessi tessono le stupide ed evidenti strategie delle assenze programmate, mal di pancia improvvisi dietro le quali si trincerano le assenze rotanti di taluni consiglieri comunali?

Se la città è in agonia, la colpa va divisa equamente tra chi governa e tra chi non ha gli attributi per staccare la spina. Ciò si chiama colpa in concorso.