Scopre un clamoroso errore giudiziario e lo processano per diffamazione. Assostampa al fianco del giornalista saccense Lorenzo Tondo

A giudicarlo lo stesso giudice che nel 2019 si era espresso sul trattenimento di Medhanie Berhe, cittadino eritreo al centro delle inchieste sul clamoroso errore di persona. Le associazioni chiedono che il giudice si astenga

SCIACCA. A decidere sul processo per diffamazione a carico di Lorenzo Tondo, giornalista di Sciacca che da anni scrive sul quotidiano inglese The Guardian, sarà Calogero Cammarata, lo stesso giudice che nel 2019 si era espresso sul trattenimento di Medhanie Berhe, cittadino eritreo al centro delle inchieste di Tondo, in un Centro per il rimpatrio. Una scelta che per l’Associazione della Stampa è “inopportuna e preoccupante”. “Che un giornalista scopra e scriva di un clamoroso errore giudiziario dovrebbe essere elemento di merito e non pretesto per una querela nei suoi confronti – scrive Assostampa – che il giudice che ha convalidato il provvedimento di trattenimento di un migrante al Cpr di Caltanissetta dopo la sentenza di primo grado, non si astenga dal giudicare il giornalista oggi a giudizio per diffamazione, appare preoccupante per la garanzia di giusto processo dovuto ad ogni cittadino italiano”.

I FATTI

Tondo aveva rivelato, tramite una serie di meticolose inchieste curate per il giornale britannico, un clamoroso scambio di persona che aveva portato la procura di Palermo ad istituire un processo contro il giovane eritreo Medhanie Tesfamariam Berhe, accusato dalla procura di traffico di esseri umani. Dalle inchieste di Tondo, pubblicate sul Guardian (il giornalista saccense ha rivelato testimoni e documenti che la difesa ha successivamente prodotto in tribunale), era emerso che l’uomo, arrestato a Khartoum nel 2016, non era il latitante Medhanie Yedhego Mered, trafficante di esseri umani ricercato da anni, ma Medhanie Berhe, un falegname di Asmara estradato in Italia dal Sudan e messo in carcere per i crimini commessi da un altro uomo.

Nel corso del procedimento la procura, senza riconoscere l’errore, aveva anche disposto l’intercettazione del giornalista depositando un fascicolo contenente, tra i vari documenti, le trascrizioni di sue conversazioni private relative al caso con alcune fonti. Nel 2019, dopo 3 anni di detenzione, la Corte di Assise di Palermo ha assolto Berhe dall’accusa di traffico di esseri umani accertando quindi lo scambio di persona e confermando così la tesi di Tondo. Il giornalista nonostante tutto ciò deve adesso rispondere di diffamazione in due cause civili per un post su Facebook e per i suoi articoli sul Guardian. Ed a giudicarlo è stato chiamato lo stesso magistrato che si espresse sul trattenimento di Berhe nel 2016. Trattandosi di una causa riguardante un magistrato di Palermo, infatti, la competenza è in capo al foro nisseno. Assostampa e la Federazione della Stampa hanno chiesto che venga rivista tale assegnazione. Del caso Medhanie si era occupata anche la giornalista di Repubblica Romina Marceca, querelata pure lei dal pm palermitano, ma nello scorso mese di ottobre la magistratura nissena ha già valutato come corretto il lavoro della cronista. Sulla incredibile storia di Medhanie Berhe Tondo ha dedicato un libro dal titolo “Il generale”.