Scienziato e benefattore, una vita per il prossimo. Lavorare per rendere beato il nostro Lillo Ciaccio
SCIACCA. Avviare le procedure per provare a rendere beato il compianto medico e scienziato Lillo Ciaccio di Sciacca. E’ questa l’idea avanzata da Salvatore Monte, giorni fa sui social che ha trovato notevole riscontro. A seguito della beatificazione del giudice Livatino, avvenuta giorni fa, l’ex consigliere Comunale ha provveduto ad un attento approfondimento legato alle normative vaticane che regolano l’istruttoria della Beatificazione.
Rimarrà sempre vivo il ricordo di Lillo Ciaccio, lo scienziato e medico forte di intelligenza e scienza, umile con il prossimo. Medico ematologo e protagonista per anni della vita sociale della città di Sciacca ci ha lasciati all’età di 79 anni. Era studioso e scienziato appassionato, a volte controverso e spesso controcorrente, ma sempre molto legato alla comunità dove ha vissuto la sua vita.
Ha guidato per anni il servizio di ematologia dell’ospedale di Sciacca, ha fondato la Banca del Cordone Ombelicale, ha effettuato importanti studi sul Dna che hanno attirato l’attenzione della comunità scientifica internazionale. Il suo studio, in stretta sinergia con la biologa Michela Gesù, sugli effetti del devastante terremoto di Messina sul Dna della popolazione, è testimonianza delle genialità professionale di Lillo Ciaccio.
Negli ultimi anni della sua vita si è purtroppo dovuto difendere nelle aule giudiziarie dalle accuse scaturite da diverse indagini riguardanti il suo periodo di gestione della Banca del cordone ombelicale. Accuse che poi dopo anni risultarono infondate, che apparentemente sembrava fosse riuscito ad assorbire, ma che probabilmente lo hanno minato anche sul piano fisico. Gli stessi periti della pubblica accusa giunsero alla conclusione che Lillo Ciaccio non solo aveva operato nella legalità ma anche nell’interesse dell’ospedale.
Le norme canoniche riguardanti la procedura da seguire nelle Cause dei Santi sono contenute nella Costituzione Apostolica Divinus Perfectionis Magister promulgata da Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983. Per iniziare una Causa occorre che passino almeno 5 anni dalla morte del candidato. Ciò per consentire maggior equilibrio ed obiettività nella valutazione del caso e per far decantare le emozioni del momento. Tra la gente deve essere chiara la convinzione circa la sua santità (fama sanctitas) e circa l’efficacia della sua intercessione presso il Signore (fama signorum).
Ad iniziare l’istruttoria è competente il vescovo della diocesi in cui è morta la persona di cui è richiesta la beatificazione. Il gruppo promotore (Actor Causae): diocesi, parrocchia, congregazione religiosa, associazione, tramite il postulatore chiede al vescovo l’apertura dell’istruttoria. Il vescovo, ottenuto il nulla osta della Santa Sede, costituisce un apposito Tribunale diocesano. Davanti al Tribunale i testimoni sono chiamati a riferire fatti concreti sull’esercizio, ritenuto eroico, delle virtù cristiane, e cioè delle virtù teologali: fede, speranza e carità, e delle virtù cardinali: prudenza, giustizia, temperanza, fortezza, e delle altre specifiche del proprio stato di vita. Inoltre, si devono raccogliere tutti i documenti riguardanti il candidato.
“A breve – afferma Monte- provvederò alla costituzione di un tavolo di lavoro che unisca le forze per provvedere alla preparazione della documentazione necessaria. Ho già avuto modo di raccogliere la disponibilità di familiari, amici, ex colleghi ed esponenti del mondo della medicina e della religione. È un percorso lungo – conclude Monte- ma confido nel fatto che la vita terrena dello scienziato Lillo Ciaccio abbia tutte le carte in regola per poter ambire a questo grande riconoscimento”.
Lillo Ciaccio aveva come stella polare il primo Comandamento che Dio dettò a Noè: ama il prossimo come te stesso. Lillo Ciaccio andava oltre poiché egli amava il prossimo più di se stesso. Il suo altruismo è noto a tutti, il suo operato non si limitava al perimetro medico ma andava oltre. Lillo Ciaccio viveva per gli altri, spezzava la sua vita per gli altri, specie i più deboli.
Filippo Cardinale