“SCIACCA RESORT” DI SOL MELIA: INCAGLIATO SENZA VIA D’USCITA

Vi spieghiamo il contenzioso tra Italia Turismo e Coaredil. Una questione che fa allontanare la possibilità della realizzazione della struttura turistica

Che fine ha fatto l’investimento di Italia Turismo per la creazione di un resort sui terreni ex Sitas? Ogni tanto l’argomento viene tirato fuori dallo stallo in cui si trova per il classico “fumo politico”, cioè quell’esigenza che la classe politica avverte per smuovere la quiete e alimentare le speranze occupazionali sotto la chimera dello sviluppo economico, sociale e turistico.

Il progetto sponsorizzato dall’agenzia a partecipazione statale Italia Turismo sembrava aver trovato la via della realizzazione. Era giugno del 2011 quando l’allora sindaco Vito Bono convocò una conferenza stampa per comunicare “buone nuove” e con la presenza del capo area vendite di Italia Sviluppo, Carlo De Romedis. Il dirigente, in verità, si trovava in relax golfistico al Verdura. Bono lo seppe e lo invitò a palazzo di Città per parlare dell’investimento. Ci si aspettava, in quell’occasione, novità sensazionali, ma in piena conferenza stampa si scoprì che la concessione edilizia scadeva dopo pochi giorni. E dire che l’apertura del resort era stata annunciata inizialmente per il 2011 e poi per il 2012.

Siamo alle porte del 2013 ma il cantiere non c’è, non è mai stato installato, come non c’è ancora soluzione alcuna al contenzioso tra la società Coaredil e Italia Sviluppo. Anziché il sogno di allargare l’offerta turistica con la costruzione di un hotel a 5 stelle con 209 camere e 246 residence e con la realizzazione del progetto “Sciacca resort”, oggi la città termale si trova davanti una triste realtà fatta di carte bollate a aule giudiziarie.

Come è possibile che questa vicenda va avanti da 10 anni? Ci sono responsabilità? Intanto ci sono soldi pubblici, essendo Italia Turismo una partecipata statale. Intanto, dopo la conferenza stampa indetta dall’allora sindaco Vito Bono e la scoperta che la licenza era in scadenza, Italia Turismo ha presentato la richiesta di proroga di tre anni della concessione edilizia per la realizzazione del resort della società spagnola Sol Melia. L’istanza è stata protocollata con il numero 2364 in data 8 luglio 2011.

Il progetto, comunque, ha bisogno di alcune modifiche sorte perché l’area su cui sorgerà la struttura turistica di Monterotondo è contrassegnata dall’alto rischio frane. Ed è in funzione di tale aspetto che il progetto esecutivo, incentivato da Italia Turismo, deve essere sottoposto ai rigidi vincoli previsti dal Pai. Questo aspetto è emerso nel corso della riunione dello scorso anno.

L’area individuata da Italia Turismo, circa 45 ettari che appartenevano alla ex Sitas, deve superare diversi ostacoli. Come, ad esempio, trovare 15 ettari di terreno su cui realizzare il campo da golf di 18 buche. C’è ancora un altro limite sui terreni su cui dovrebbe realizzarsi il complesso turistico: l’area archeologica. C’è un vincolo che impone la valorizzazione e l’esposizione dei reperti ritrovati.

Ma le difficoltà sostanziose risiedono nel contenzioso sorto con il fallimento della Sitas. Intanto, bisogna attendere la sentenza prevista per il 30 gennaio 2013 da parte del Tribunale di Palermo, per la causa civile, procedimento n. 17689/2008 R.G. promosso da Coaredil Srl contro la Italia Turismo Spa per la revocatoria del rogito notarile stante il “prezzo svilito” di acquisto dei terreni (meno di 10 euro al mq).

La Coaredil Srl ha anche avanzato procedura legale per la revoca della concessione edilizia n. 274/2007, evidenziando anche la questione alla Presidenza del Consiglio dei M inistri, Divisione Cipe, per la revoca del contributo a fondo perduto. La causa in corso tra Coaredil Srl contro Italia Turismo Spa rischia di avere effetti deflagranti tali da mettere una pietra tombale sulla realizzazione del resort. Intanto, dopo il tempo trascorso, Sol Melia non sarà più interessata all’investimento a Sciacca.

Manca l’ufficialità, ma abbiamo buone ragioni per ritenere questa non un’ipotesi ma una concretezza. Nel caso di vittoria, in giudizio, della Coaredil – e vi sarebbero buone possibilità – il bene del fallimento potrebbe ritornare all’attivo fallimentare e nella disponibilità della curatela al valore tassativo minino fissato dal CTU. Cioè: prezzo rogito € 5.450.000 più il plusvalore periziato più rivalutazione monetaria dal 2003 ad oggi.

Il bene tornerebbe all’attivo per un valore di oltre 11.000.000 di euro, oltre alla rivalutazione monetaria. Tutte le concessioni edilizie rilasciate dal Comune di Sciacca a Italia Turismo decadrebbero con danno per il Comune che direbbe addio agli oneri di urbanizzazione che sono milionari. Inoltre, si perderebbero i contributi statati decretati dal Cipe e regionali (di parecchi milioni).

La situazione, dunque, è assai delicata. Forse è necessario un’azione diplomatica da parte dell’Amministrazione comunale per salvare il salvabile facendolo rientrare nel solco di una transazione ragionevole e veloce. L’alternativa è l’allungamento dei tempi del contenzioso, senza escludere anche altre vie giudiziarie. Se si sta a guardare dalla finestra c’è il rischio concreto che di “Sciacca Resort” rimarrà un sogno, un’illusione che diventa una delusione. Un territorio che non avrà un’altra struttura turistica importante e necessaria, un territorio che sarà privato di una ulteriore spinta propulsiva.

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