La nuova legge sul rendiconto fa di Sciacca e Siracusa guerrieri di una battaglia di civiltà contro i ricatti
SCIACCA. L’approvazione da parte dell’Assemblea regionale siciliana del Disegno di Legge 8241 del 15 dicembre 2020 rimuove una barbarie legislativa che offende e mortifica l’essenza della democrazia rappresentativa, il ruolo dell’eletto da parte del popolo. Come abbiamo scritto in un articolo a parte, il Ddl è stato approvato con 38 voti favorevoli e zero contrari.
Nello specifico, l’articolo 1, rimuove quello strumento ricattatorio dello scioglimento del Consiglio comunale nel caso non si approvi il rendiconto di gestione. Come nel caso di Sciacca e di Siracusa, appunto.
In buona sostanza, l’Ars con l’approvazione della suddetta legge delimita lo scioglimento del Consiglio comunale solo al caso di mancata approvazione del bilancio di previsione e non anche del rendiconto di gestione. La sostanza risiede in ragione della diversa natura dei due documenti contabili.
Sciacca e Siracusa, dunque, hanno condotto una battaglia per una civiltà democratica. Il rendiconto di gestione è un documento di mera natura tecnica che potrebbe anche essere delimitato nell’ambito dei poteri della giunta municipale.
Invece, il rendiconto è stato elevato a ghigliottina del Consiglio comunale qualche anno fa. In buona sostanza, un’arma di ricatto per costringere i consiglieri comunali a votare il rendiconto per evitare la punizione “cinese” di essere spediti a casa.
E così, l’opposizione non può esprimersi contrariamente e bocciare un atto dell’Amministrazione che non lo ritiene adeguato. Il paradosso è anche il caso degli 8 (silenziosi) consiglieri comunali della coalizione del sindaco Francesca Valenti che pur avendo votato positivamente sono stati spediti a casa, senza colpa, ma anche senza profferire parola per mera posizione di parte politica. Una norma che è simile alle purghe staliniane.
Una norma frutto della fantasia della politica regionale ha di fatto assunto le vesti barbare per fare piazza pulita dei consiglieri che non votano un atto meramente tecnico. Nel caso di Sciacca e di Siracusa, la non approvazione del rendiconto di gestione, con la nuova norma, avrebbe avuto la conseguenza dell’arrivo del commissario inviato dalla Regione che avrebbe approvato il documento. Ma non la massima punizione, il cartellino rosso che ha mandato a casa tutti gli eletti del popolo, il civico consesso.
L’Assemblea regionale siciliana ha fatto tesoro, si è convertita sulla via di Damasco e ha ristabilito una civiltà democratica contro il ricatto dello scioglimento. Anche l’Ufficio Legislativo e Legale della Regione il 3 dicembre scorso lo avevo inteso e lo mise per iscritto. Come, del resto, il Tar di Siracusa.
Sciacca è stata violata, consentendo alla seconda città della provincia di Agrigento di essere gestita per più di un anno in modo monocratico e con l’ausilio di un commissario in sostituzione del Consiglio comunale che assurge al mero ruolo di burocrate, senza una visione di prospettiva per la città.
Filippo Cardinale