SCANDALO CIAPI, I POLITICI “AL SICURO”: NEL 2016 I REATI SARANNO PRESCRITTI

I politici coinvolti nello scandalo Ciapi possono stare tranquilli. I reati di cui sono chiamati a rispondere saranno già prescritti prima che il dibattimento di primo grado sarà finito.

Nino Dina (Udc), presidente della commissione bilancio dell’Ars, Santi Formica, capogruppo Lista Musumeci all’Ars, Salvino Caputo (Pdl), ex deputato regionale, Salvatore Alotta (Pd) e Gerlando Inzerillo (Grande Sud), ex consiglieri comunali di Palermo, Salvatore Sanfilippo, sindaco di Santa Flavia: per loro il reato di violazione della legge sul finanziamento illecito ai partiti sarà prescritto l’anno prossimo.

E anche Francesco Scoma, senatore di Forza Italia (chiamato a rispondere anche di corruzione), vedrà estinguere il suo reato alla fine del 2016.

Nessuno dei difensori ha ovviamente chiesto l’abbreviato, avendo tutto l’interesse all’allungamento dei tempi del processo nel quale la Regione ha rinnovato la richiesta di costituzione di parte civile già ammessa nel primo dibattimento, quello in corso davanti alla quinta sezione del tribunale, e che vede imputati soltanto il “dominus” della grande truffa della Formazione professionale, Faustino Giacchetto, sua moglie Concetta Argento, la segretaria Stefania Scaduto, Luigi Gentile, ex assessore regionale al Lavoro (Fli), Rino Lo Nigro, ex dirigente regionale dell’Agenzia per l’impiego, e Francesco Riggio, ex presidente del Ciapi, l’ente “mangiasoldi” con il quale, grazie ai “buoni uffici” dei tanti politici amici ai quali non faceva mancare regali e “aiuti” di vario genere, le aziende che facevano capo a Giacchetto avrebbero distratto dalle loro finalità finanziamenti pubblici per quindici milioni di euro destinati alla formazione professionale.

L’inchiesta fu poi smembrata dalla procura in due tronconi: ed è il secondo troncone, quello con i politici amici di Giacchetto e destinatari delle sue regalìe, quello destinato a finire nel nulla. Anche per chi, come l’ex assessore alla Famiglia Francesco Scoma, è chiamato a rispondere di corruzione per due abbonamenti allo stadio, una vacanza a Capri con la famiglia e un contributo di 13 mila euro di spese elettorali che avrebbe ricevuto da Giacchetto per agevolare un finanziamento da cinque milioni di euro in favore del Ciapi per la realizzazione del progetto Co. Or. Ap.

Soldi che, grazie ad un giro di false fatture, sarebbero poi finiti nelle casse di aziende direttamente o indirettamente controllate da Giacchetto che ne avrebbe allegramente gestito la comunicazione pubblicitaria. Di truffa sono infatti chiamati a rispondere, in questo secondo troncone di processo, anche tre dirigenti del Ciapi, Sandro Compagno, Carmelo Bellissimo e Calogero Bongiorno e otto imprenditori: Vincenzo Li Mandri, Massimiliano Sala, Armando Caggegi, Giancarlo Ferrara, Maurizio Pipitone, Antonina Di Salvo, Alfredo Flaccomio e Ornella Graziano. Cinque, invece, le società per le quali la procura ha chiesto il giudizio: Media Consulting, Media Center e Management, Effemmerre group, Cofarg e Adilat sas.

Destinato a durare molto a lungo sembra invece il processo “Ciapi 1” che procede lentamente con le audizioni dei primi di una infinita lista di testimoni: una cinquantina quelli dell’accusa, 300 quelli chiamati dai difensori di Giacchetto, Fabrizio Biondo e Giovanni Di Benedetto, tra cui tutti i 278 corsisti del progetto Co. Or. Ap.

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