Scaduto: “Il mega prestito all’Aica inguaia i Comuni”
SCIACCA. Sul prestito di 10 milioni di euro all’Aica, il nuovo gestore idrico per i (soli) 33 Comuni (anziché 43) agrigentini, interviene il Centro Studi Alcide De Gasperi con una lunga nota firmata dal presidente Stefano Scaduto, il quale ritiene che “la modalità di finanziamento scelta dal Governo regionale rischia di mettere nei guai il nuovo Gestore del servizio idrico, nonché i singoli Comuni aderenti alla neonata Azienda consortile”.
Per Scaduto, il prestito erogato pro quota (in rapporto alla popolazione) ” determina innanzitutto il rischio gravissimo che non tutti i Comuni che hanno costituito l’AICA, siano in grado o vogliano chiedere il prestito in questione”.
Inoltre, per Scaduto, “dato l’obbligo per i Comuni di varare piani comunali di rimborso in cinque anni, con rate annuale comprensive di interessi, alcuni Comuni come quelli in condizione di dissesto finanziario, non avrebbero neppure la possibilità normativa di richiedere il prestito, ed altri in condizione di predissesto, con l’approvazione del piano di rimborso potrebbero scivolare in una condizione di dissesto”.
Nella nota del Centro Studi Alcide De Gasperi si evidenzia come altri Comuni “potrebbero discrezionalmente decidere, dovendo la decisione passare per l’approvazione dei Consigli comunali, di non richiedere affatto tale prestito”.
Secondo Scaduto, a fronte di un prestito di 10 milioni di euro, “potrebbe essere, in concreto, di gran lunga inferiore, in quanto riguarderebbe solo i Comuni richiedenti il prestito, con la grave conseguenza che ad AICA perverrebbero per “girata” solo le somme arrivate ai Comuni che hanno chiesto il prestito”.
Scaduto fa un’altra previsione. “I Comuni incapaci di indebitarsi o che avessero deciso di non richiedere il prestito potrebbero in definitiva avvantaggiarsi delle somme trasferite ad Aica da parte di quei pochi Comuni, facenti parte dell’Azienda consortile, che avessero deciso di richiedere il prestito regionale, indebitandosi con la Regione Siciliana”.
Insomma, per Scaduto la norma varata dall’Ars su impulso del Governo Musumeci “rischia di affossare la fase di avvio dell’Aica poiché solo una parte dei 10 milioni potrebbe effettivamente arrivare nelle casse del nuovo Gestore idrico”.
Ma c’è di più, secondo Scaduto. “La norma regionale in questione di fatto “inguaia” i singoli Comuni componenti di Aica, con il rischio evidenziato di metterli gli uni contro gli altri, e deresponsabilizza nei confronti della Regione Siciliana il nuovo Gestore del servizio idrico, il quale, ricevendo le somme erogate dalla Regione, per il tramite dei Comuni, sarà responsabile per la restituzione nei confronti di alcuni Comuni e non di altri”.
“E’ auspicabile-aggiunge il Centro Studi De Gasperi- che la deputazione regionale del territorio intervenga e chieda una modifica della legge regionale n. 22/2021 al fine di ridurre le già notevoli difficoltà di avvio della nuova gestione del servizio idrico mediante il nuovo soggetto Gestore AICA”.
Infine, Scaduto auspica che il Comune di Sciacca “non si avvalga della norma regionale, onde evitare un ulteriore indebitamento a carico del Comune di Sciacca, a cui potrebbe corrispondere la scelta di altri Comuni componenti di Aica di non indebitarsi, o perché non possono indebitarsi, o perché non vogliono indebitarsi”.