MAZARA DEL VALLO- Era il 4 novembre 2020 quando a Matteo Messina Denaro, sotto la falsa identità di Andrea Bonafede, fu diagnosticato un tumore al colon. Solo dopo 5 giorni dal responso fu ricoverato. Una offesa per le oltre tremila persone che dopo mesi e mesi attendono l’esito dell’esame istologico. Per i giudici, Matteo Messina Denaro ha beneficiato di una sanità eccezionalmente efficiente: «L’intero percorso sanitario di Messina Denaro presso l’ospedale di Mazara del Vallo è stato connotato da straordinaria rapidità ed efficienza, non soltanto con riguardo alla tempistica del ricovero, ma anche alla effettuazione della tac, originariamente programmata per il 20 novembre, ma poi anticipata dapprima al 17 novembre e poi al giorno 10 novembre». Lo scrive il Gup del Tribunale di Palermo nelle motivazioni della sentenza con cui ha condannato a 8 anni Cosimo Leone, tecnico radiologo dell’ospedale Abele Ajello di Mazara del Vallo, accusato di favoreggiamento. Nello stesso processo, davanti al Gup del Tribunale palermitano, giudice Marco Gaeta, fu condannato a 10 anni anche l’architetto Massimo Gentile che avrebbe prestato la sua identità al latitante. Assolto invece il bracciante agricolo Leonardo Gulotta.
La pubblica accusa, rappresentata in aula dal pm Gianluca De Leo, ha ricostruito un meccanismo ben oliato: richieste di cambio turno, anticipo di esami, referti pronti in tempi record, e persino un telefono cellulare e una scheda «pulita» consegnati al boss. «In un momento assai delicato, non solo per lo stato di salute del latitante, ma per l’intero assetto e per gli equilibri interni di Cosa Nostra», sottolinea il gup. Il 13 novembre 2020 il boss era stato operato a Mazara, l’istologico invece era stato immediatamente refertato dal presidio ospedaliero di Castelvetrano. Un trattamento eccezionalmente velocissimo, in piena pandemia, mentre decine di ospedali collassavano e migliaia di cittadini attendevano giorni anche solo per un tampone.
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