SAMBUCA, DOPO 50 ANNI DAL TERREMOTO DEL ’68, SI RECUPERA LA CHIESA MADRE. CONSEGNATI I LAVORI

Dopo circa cinquant’anni dal terremoto che nel 1968 colpì la Valle del Belice, si procede per il recupero della chiesa Madre, uno  dei gioielli architettonici più significativi di quel territorio.

Stamane sono stati infatti consegnati i lavori alla ditta che ha vinto la gara d’appalto indetta dal Comune per il rifacimento del pavimento, il recupero dell’altare maggiore e alcuni interventi di consolidamento.  L’importo dei lavori a base d’asta è di circa 500 mila euro, recuperati attraverso uno stralcio funzionale degli ultimi fondi previsti per la ricostruzione del Belice.

I lavori, su progetto redatto dalla Società “Architettura Storica” degli architetti Antonino e Saverio Renda, dovrebbero essere ultimati entro sei mesi.

“L’obiettivo è di riuscire a riaprire la Matrice entro il gennaio del 2018, in occasione del cinquantesimo anniversario dal sisma che la danneggiò gravemente”, spiegano il sindaco di Sambuca Leo Ciaccio e il vice sindaco e assessore alla Cultura Giuseppe Cacioppo. “Per il restauro totale della Basilica – spiegano – sono ancora necessari interventi per alcuni milioni di euro che speriamo di reperire al più presto anche attraverso il Comitato “Salviamo la Madrice” che è stato costituito due anni fa con questo obiettivo, ma intanto un monumento che rappresenta il simbolo stesso della nostra comunità potrà finalmente essere riaperto e fruibile”.

La Chiesa Madre, edificata intorno al 1420, su una parte dell’antico Castello arabo di Zabut, si trova nella parte più antica e alta di Sambuca. L’attuale campanile, fu ricavato da una antica torre saracena di difesa dello stesso Castello. In origine era una piccola chiesa dedicata prima a Santa Barbara, e poi a S. Pietro Apostolo; nell’anno 1642 fu ricostruita ed ampliata grazie al contributo finanziario della marchesa Donna Giulia Baldi Centellis e della sorella Maria. Completata la costruzione, il 12 febbraio 1651, la chiesa fu solennemente aperta al culto divino e “dichiarata parrocchiale sotto il titolo di Maria SS. Assunta”. Si tratta di una chiesa a tre navate, divise da colonnati che sorreggono archi a tutto sesto. Di forma a croce romana, nel punto in cui il transetto si interseca con la navata centrale s’innalza la cupola di ispirazione. rinascimentale. I muri, le colonne, le volte reali, le basamenta di pietra tufacea dura conferiscono al tempio un rigore e un’armonia claustrale che conquista il visitatore. Il campanile, che culmina a guglia piramidale, coperta da quadrelli di ceramica policrome, è un raro gioiello che non è facile trovare nell’architettura d’epoca della Sicilia occidentale. Opera di artigianato locale che lavorò sotto la guida di ingegneri palermitani, la Matrice è ricca di stili compositi: il portale di rozzo stile arabo-normanno proviene di sicuro da una delle chiese della distrutta Adragnus; mentre tutto l’ornato del portale della fiancata destra che si affaccia sulla Piazza Baldi Centellis è ispirata a motivi rinascimentali commisti a delicati influssi barocchi.

(Fonte ANSA)

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