“Sabella era a disposizione della mafia”. La motivazione della condanna dell’ex sindaco di San Biagio Platani

SAN BIAGIO PLATANI- Per i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, che hanno inflitto la condanna (in primo grado lo scorso 13 dicembre ) a 6 anni e 8 mesi di reclusione all’0ex sindaco di San Biagio Platani Santo Sabella, “ha ha manifestato una costante e continua illecita disponibilità nei confronti del boss del paese Giuseppe Nugara e dell’autorità mafiosa che esercitava nel territorio sperando – ed in certi casi ottenendo – un contraccambio in termini di controllo del territorio e delle attività economiche garantite dal sodalizio”, scrivono nella motivazione della sentenza. Sabella è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa riconosciuto colpevole di avere stretto un patto col capomafia del paese che gli avrebbe garantito il sostegno elettorale per l’elezione a sindaco, alle amministrative del 2014, in cambio di posti di lavoro e appalti per uomini e imprese a lui vicine.
Sabella, secondo quanto riportato dai giudici nella motivazione della condanna, avrebbe stretto il patto “al fine di conseguire una posizione di potere da spendere anche sul terreno elettorale”.

Il suo ruolo è emerso nell’ambito dell’inchiesta “Montagna” che ha svelato un nuovo tentativo di riassetto di Cosa Nostra in provincia. I giudici valorizzano le dichiarazioni del pentito Giuseppe Quaranta al quale, secondo il suo racconto, Sabella sarebbe stato presentato da Nugara che poi lo avrebbe aggiornato sulle dinamiche politiche, imprenditoriali e mafiose del paese.
“Il complesso e articolato mosaico ricostruito sulla base del contenuto delle conversazioni intercettate e delle dichiarazioni rese da Giuseppe
Quaranta – aggiungono i giudici – depongono per una gestione pienamente consapevole da parte di Sabella delle richieste di Nugara ritenendo di poterle sfruttare anche a proprio vantaggio a fini elettorali, di consenso elettorale e di immagine”.

La pubblica accusa è stata rappresentata dal magistrato della DDA di Palermo, Alessia Sinatra.

Filippo Cardinale