RIUNIONE PALERMITANA TERME, MA LE CARTE DOVE SONO?
Come annunciato ieri, pubblichiamo il “secondo” capitolo della riunione palermitana sulle Terme. Un argomento così importante non può essere tacitato anche con imposizioni inopportune da parte di chi , rappresentando le istituzioni pubbliche, dovrebbe trasmettere positivo esempio. Manco un misero comunicato è stato prodotto in seguito alla riunione. Strano, visto che la politica ha tanta voglia di comunicare, di esaltarsi.
La riunione pomeridiana di lunedì 6 agosto a Palermo, per chi vi ha assistito, deve essere stata abbastanza divertente. Peccato che l’argomento delle terme è così serio che viene voglia di piangere per il danno provocato alla città, al suo territorio. La riunione, ovviamente, si è svolta a Palermo, a casa della Regione, quella che dal 2005 ad oggi è la principale attrice del disastro in cui le terme sono precipitate. Basta consultare il nostro archivio per capire, senza dubbio, da sempre a chi abbiamo imputato la colpa. Fatta questa breve premessa, e precisato che non abbiamo paura di minacce di querela avanzate da autorevoli esponenti politici (le querele si presentano e non si minacciano. E non sempre si vincono), viene da sorridere a pensare che tempo della riunione di lunedì scorso è stato dedicato al punto di domanda: ma le carte dove sono?
Bene ha fatto il senatore Nuccio Cusumano ad intervenire con toni gravi. In buona sostanza, l’ex parlamentare ha messo in evidenza che ci sarebbe da discutere sulle ragioni dell’esistenza della Regione. Elementare, Watson! Se la Regione ha già – proprio con l’assessore Armao che venne a parlarne nell’aula consiliare di Sciacca nel 2010 – pubblicato nel 2011 il bando di evidenza pubblica andato miseramente deserto, logica vuole che il massimo Ente pubblico regionale debba avere le carte, almeno complete fino al 2011. Altrimenti come ha emesso il bando? Si chiede Nuccio Cusumano. Il punto di domanda è come ha fatto visto, anche, che c’era discrepanze catastali? Misteri regionali.
Dunque, partendo dal carteggio preparato e pagato profumatamente da Sviluppo Italia-Sicilia, oggi la stessa documentazione potrebbe essere aggiornata, evitando stupide perdite di tempo tra chi deve svolgere il compito, tra Comune o Regione.
Nella riunione di lunedì si è cercato di capire il significato di verifica dello stato dei luoghi e verbale di consistenza. Una bella lezione giuridica-amministrativa che porta solo a perdere tempo, a lavarsi le mani, soprattutto a far scorrere il tempo immortalato nello stato di degrado in cui versano le terme. Se il sindaco valenti ad un certo punto sente il bisogno di chiarire che alcuni passaggi vanno chiariti per capire perché siamo a questo punto, non ha torto. Non ha torto perché sin dal 2005, con l’accelerazione della nascita della Terme di Sciacca Spa, la Regione ha commesso una filiera di errori che ha portato alla chiusura delle terme. Prima di addivenire a mettere su un cronoprogramma delle cose che devono essere fatte entro il 15 settembre (ma sicuramente ci sarà l’eccezionale proroga), si è parlato molto su ciò che ha prodotto quell’affrettato atto concessorio, frutto di premura, ma soprattutto di esigenza di campagna elettorale.
Quando gli atti si scrivono col burocratese, è ovvio che si aprono le danze delle interpretazioni. Il sindaco si è battuto per sostenere che il Comune non doveva, non deve, non è obbligato, a fare un progetto per la valorizzazione e dare un valore perché non compete al Comune.
Si tocca la farsa, sono due Enti pubblici che hanno sottoscritto un atto concessorio, non ancora completo. Doveva esserci piena sinergia. Invece si sono prodotte carte di corrispondenza che sanno di contenzioso, di scarica barile. Addirittura, si sfiora la risata: prima si seleziona il partner e poi gli si dice quel che deve fare.
Altra seria discussione verte sulla lezione: come chiamare un foglio sottoscritto. Quello del 13 dicembre 2017. Verbale di riunione? Appunti? Le terme sono in buone mani, basta guardarle. Godono di ottimo degrado.
(Nella foto Gaetano Armao quando venne a Sciacca a comunicare la pubblicazione del bando. Di anni ne sono passati. Inutilmente.)
Filippo Cardinale