RIGETTATA ISTANZA REVISIONE PROCESSO LOREFICE
La Corte di Appello di Caltanissetta, Prima Sezione Penale, Presieduta da Latterio Aloisi (a latere i consiglieri Giovanbattista Tona e Salvatore A.C. Faro Faussone), ha rigettato l’istanza di revisione proposta dal saccense Giorgio Lorefice avverso la sentenza di condanna emessa dalla Corte di Appello di Palermo nel febbraio del 2012, di.ventata definitiva un anno dopo, disponendo il ripristino dell’esecuzione della pena.
Lorefice, assistito dall’avvocato Ciro Sindona del Foro di Roma, aveva chiesto la revisione della sentenza di condanna a seguito del pronunciamento della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la quale, intervenuta su un aspetto di natura formale del processo, ha censurato la decisione della Corte di Appello di Palermo.
Ne è scaturito un lungo processo dibattimentale, nel corso del quale, in ossequio ai principi stabiliti in sede europea, sono stati sentiti nuovamente tutti i testimoni e le stesse persone offese, l’ingegnere Giuseppe Di Giovanna e il figlio Mario, che dopo tanti anni hanno dovuto ripercorrere tutta la vicenda, confermando i fatti.
All’esito del nuovo processo di revisione, la Corte di Appello di Caltanissetta ha però respinto l’istanza proposta da Lorefice, che adesso dovrà scontare l’ulteriore periodo di reclusione non ancora eseguito.
La sentenza di condanna della Corte di Appello di Palermo, confermata dalla Corte di Cassazione, resta dunque valida ed efficace, continuando a spiegare i suoi effetti sul piano esecutivo.
La vicenda è nota. Il processo è scaturito da un atto intimidatorio subito dall’ex ingegnere capo del Comune di Sciacca Giuseppe Di Giovanna nel maggio del 2001. La Corte di Appello di Palermo, ribaltando la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Sciacca, ha condannato Lorefice, architetto di Sciacca, alla pena di anni 8 e mesi 6 di reclusione per i reati di estorsione aggravata dal metodo mafioso e danneggiamento con materiale esplosivo, oltre al risarcimento dei danni subiti dall’ingegnere Di Giovanna e dai suoi familiari, tutti costituiti parti civili al processo con gli avvocati Giovanni Vaccaro e Michele Monteleone.
La vicenda dopo il giudizio d’appello è poi andata avanti con la sentenza della Cassazione, che ha confermato integralmente la sentenza di condanna e per Lorefice si sono aperte le porte del carcere.