Ribera, assunzioni “false” alle Poste Italiane. Il Tribunale del Riesame dispone i domiciliari e conferma l’associazione a delinquere

Il magistrato inquirente Michele Marrone

SCIACCA. Il Tribunale del Riesame di Palermo, nel  confermare l’imputazione di associazione a delinquere per truffa per  la coppia di coniugi di 44 anni originari di Ribera, Alfonso Caruana impiegato postale, e la moglie Antonina Campisciano, originaria di Sant’Anna di Caltabellotta, anche lei dipendente delle Poste, e una donna di nazionalità polacca, Sylvia Adamczyk, di 47 anni, residente a Palermo, ha affievolito la misura restrittiva del carcere disponendo gli arresti domiciliari. Il provvedimento di restrizione in carcere era scaturito dall’accusa di truffa che il Tribunale del Riesame ha escluso per l’aggravante.

In carcere era finito Alfonos Caruana, mentre le due donne erano ai domiciliari.  Un’operazione coordinata dalla Procura della Repubblica di Sciacca, magistrato Michele Marrone, e condotta congiunta di carabinieri, polizia di Stato e guardia di finanza di Sciacca, che hanno smascherato una truffa ai danni di 6 persone tutte palermitane, sottoposte a un sistema di reclutamento con l’offerta di un’assunzione alle Poste.

Intanto, è stata ricostruita tutta la dinamica che costituisce l’impianto accusatorio della magistratura inquirente. Una dinamica che sarà sviluppata in dibattimento.

A Palermo presso un ufficio spacciato come sede sindacale, gli imputati sottoponevano a colloquio diverse persone per garantire un lavoro sicuro. Secondo gli investigatori, con questo sistema erano riusciti ad appropriarsi di una somma complessiva di 45 mila euro.

Ritengono, tuttavia, carabinieri, polizia e guardia di finanza, che simili truffe erano già state perpetrate in passato a persone residenti in provincia di Agrigento e di Palermo, riuscendo a sottrarre loro 400 mila euro.

(Nella foto il magistrato inquirente della Procura di Sciacca, Michele Marrone)