REFERENDUM TRIVELLE PETROLIFERE, PERCHE’ E’ IMPORTANTE ANDARE A VOTARE
Si gioca una partita importantissima. E’ importante andare a votare. Se non si raggiunge il quorum, le normativa attuali restano in vigore, con il conseguente proliferare di concessioni
Il 17 aprile, data del referendum, si avvicina. C’è ancora una vasta area di gente che sconosce il motivo del referendum o, addirittura, che si svolga. Eppure, dietro questo referendum c’è una grossa fetta di produzione di gas e greggio nei mari italiani, ed in modo particolare in quello siciliano e lungo la costa sud della nostra Isola. Il quesito del referendum prevede la possibilità di bloccare alla scadenza le concessioni entro le 12 miglia dalla costa, senza attendere che il giacimento si esaurisca. Se si vota si, allora si blocca la proroga delle concessioni; se si vota no, le concessioni possono essere prorogate. La partita è sottile, ma di straordinaria importanza. Le compagnie petrolifere hanno bisogno di tempo lungo per ammortizzare gli investimenti. Dunque, il si al quesito referendario darebbe loro un forte disincentivo. Il Canale di Sicilia è fortemente interessato alle ricerche petrolifere. Ma, nel contempo, la sua conformazione preoccupa sia per le faglie presenti, in continuo movimento, sia per la presenza di vulcano sottomarini. Ma anche per una questione che riguarda la salvaguardia dell’ambiente e della flora e fauna marina. I sostenitori del no portano a sostegno lo sviluppo economico e l’occupazione.
Ma da chi è composto il fronte del no? Il Pd è a sostegno degli investimenti. Addirittura, la Regione e guida Crocetta non ha aderito al Comitato delle Regioni per sostenere il referendum. Con il fronte del si sono schierati apertamente tantissime associazioni presenti sul territorio, Legambiente, Movimento 5 Stelle, l’Anci (L’Associazione dei Comuni Italiani), Sel, l’ex Alleanza Nazionale Nello Musumeci, Wwf, Greanpeace, la Cia (Confederazioni dei coltivatori). A Sciacca vi è un nutrito e agguerrito Comitato, Stoppa la Piattaforma, ma c’è anche l’AltraSciacca, e tante altre associazioni che si sono organizzate a sostegno del si, organizzando attività promozionali.
Secondo i dati forniti da Legambiente, nei mari italiani, entro le 12 miglia, ci sono 35 concessioni. Tre di queste sono inattive, una è in sospeso fino alla fine del 2016. Le altre 26 concessioni sono spalmate tra il mar Adriatico, il mar Ionio, il Canale di Sicilia, per n totale di 79 piattaforme e 463 pozzi. Tra queste 2 concessioni sono dell’Eni e riguardano piattaforme di fronte Gela, per un totale di 370 chilometri quadrati. Le 2 concessioni scadono nell’agosto del 2017 e nel giugno 2020. Entro le 12 miglia dalla costa ci sono anche nuovi permessi di ricerca, 2 dei quali si trovano nel Canale di Sicilia. Uno riguarda Cygam Energy, a sud della Sicilia tra Pachino e Pozzallo e si estende per 337 chilometri quadrati. In dubbio c’è un’altra concessione verso Malta e che riguarda l’inglese British Petroleum. Sotto la sorta del referendum c’è la concessione, per adesso sospesa) della Audax Energy, attorno a Pantelleria per un’area di 657 chilometri. Chi si schiera per il si, evidenzia quanto sia rischioso l’uso della tecnica dell’airgum, spari di aria compressa che generano onde che “leggono” il sottosuolo. Sostengono che il rischio di esplosioni di sacche di gas sia elevato.
Intanto, sono scattate le norme sulla comunicazione, quelle in uso durante la campagna elettorale. Norme rigide che sollecitano la pari dignità tra le parti.
Andare alle rne massicciamente è importante per raggiungere il quorum. Altrimenti il referendum non ha validità e tutto rimane invariato, nel senso che valgono le norme nazionali attualmente in vigore, dnque anche le propoghe alla scadenza delle concessioni petrolifere.