REAGIRE, NON SUBIRE
EDITORIALE
Il mese di settembre (e non solo) non si è rivelato particolarmente amico nei confronti dell’amministrazione comunale. La vicenda del viadotto Cansalamone, quella del plesso scolastico San Francesco, l’assenza del sindaco alla riunione del Consiglio di Amministrazione dell’Ato Idrico, hanno ulteriormente fatto emergere la predisposizione dell’amministrazione guidata da Vito Bono a subire i fatti anziché prevenirli. Calcisticamente, è calzante l’esempio di una squadra che non riesce ad avere una geometria di gioco, una strategia capace di renderla padrona del campo. Una squadra succube del gioco di quella avversaria. Una squadra che subisce gli attacchi. Una squadra priva di centrocampo, motivo per cui il gioco offensivo avversario penetra facilmente, crea scompiglio, e realizza i goal. Sciacca è la seconda città della provincia agrigentina, dopo il capoluogo. Sempre prendendo in prestito l’esempio calcistico, nell’ambito provinciale è paragonabile ad una squadra titolata che gioca sempre per vincere, non certo per subire. Certo, ci può stare la partita andata male, ma quando le partite negative si susseguono, qualcosa succede.
Il sindaco Vito Bono, nelle dichiarazioni rese, ha proposto, nelle varie vicende accadute recentemente, la motivazione secondo la quale siano altri ad avere responsabilità. E’ come se un allenatore scaricasse la colpa ripetutamente sui giocatori, sui tifosi, senza mai dubitare della propria responsabilità. Il sindaco sta demarcando il fare politico da quello tecnico-operativo. Insomma, il tentativo di autoreferenziare l’azione politica, riversando il pollice, invece, sull’apparato operativo della macchina comunale.
L’amministrazione è a capo della macchina operativa. Dà le direttive, ma deve anche avere la capacità di verificare se le direttive politiche impartite vengono trasformate in maniera corretta dalla parte operativa. In buona sostanza, il comandante di una nave impartisce gli ordini, gli ufficiali e sottufficiali li eseguono, ma è il comandante a preoccuparsi e verificare se gli ordini disposti trovano aderenza nell’espletamento.
Forse è arrivato il momento, in questa città, di smetterla con il classico gioco dello scarica barile. Amministrare significa assumersi le responsabilità, senza se e senza ma. Se la “parte operativa” ha commesso degli errori, paghi, ma ciò non significa che chi sta alla guida della città se ne stia comodamente affacciato al balcone.
Filippo Cardinale