RASO: “MI DISPIACE MA NON POSSO PARTECIPARE ALLA SANTIFICAZIONE DEL CAV. MANGIA”
Definisce il suo pensiero “fuori dal coro” e nel suo profilo Facebook lo rimarca con un hastag (#fuoridalcoro). Massimo Raso, già segretario della CGIL agrigentina, scrive un suo post relativamente all’imprenditore Antonino MAngia, deceduto ieri a causa di una malattia.
“Mi spiace ma non posso partecipare alla santificazione del Cav. Antonio Mangia. Doverose le condoglianze e l’umana pietas difronte alla morte di chiunque, ma spiace che questa Città dimentichi presto cosa abbia significato l’avvento di Mangia nella gestione degli alberghi Sitas”.
Raso fa una cronistoria da sindacalista che ha avuto rapporti con Mangia. “La fine del diritto dei lavoratori ad avere diritti e ad avere un Sindacato. Perché trasformiamo in “benefattore” chi ha semplicemente fatto i suoi affari acquistando gli alberghi della Sitas? Io non posso dimenticare il “faccia a faccia” negli uffici di via La Lumia (a Palermo) quando sprezzantemente mi disse “io nei miei alberghi il sindacato non lo tollero, non mi serve il sindacato…”.
Raso continua: “Poi, anni dopo, si servì del Sindacato e grazie ad un accordo sul part time verticale risparmiò decine di milioni. Noi ci illudemmo di avere ottenuto maggiore stabilità del rapporto di lavoro e la riapertura di una agibilità sindacale che non è mai stata garantita. Gli imprenditori sono liberi di fare impresa e profitti ma devono farlo dentro le regole contrattuali e di legge. Io quando penserò a Mangia e alla Sitas mi ricorderò sempre i lavoratori che ci venivano a raccontare il clima che lì si respirava e la loro impossibilità di poter agire liberamente”.