RAPINE BANCHE DI SAMBUCA, MENFI E SANTA MARGHERITA: 6 CONDANNE E 3 ASSOLUZIONI
La sentenza è stata emessa oggi con il rito abbreviato. Tra gli imputati un ex direttore di banca. Per altri 5 imputati il processo segue con il rito ordinario
Il Gup del Tribunale di Sciacca, Antonio Genna, ha condannato i sei imputati accusati a vario titolo delle rapine perpetrate agli sportelli bancari del Credito Cooperativo di Sambuca di Sicilia e Banca Intesa San Paolo. Colpi che avrebbero fruttato 200mila euro.
Oggi il Gup ha emesso il dispositivo. I nove imputati hanno scelto il rito abbreviato che prevede la riduzione di un terzo della pena.
Pietro La Placa (37enne di Palermo). Sette anni e quattro mesi, più una multa di 2.400 euro. Il pubblico ministero Michele Marrone aveva chiesto la pena a otto anni.
Massimo Tarantino (44enne, barbiere, di Sambuca di Sicilia). E’ contestato anche il reato associativo, sei anni e otto mesi, oltre alla multa di 1.600 euro. Il pm aveva chiesto 8 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione.
Francesco Conigliaro (45enne). Sei anni e quattro mesi, più 2.000 euro di multa. Il pm aveva chiesto sette
Pietro Curti (78enne, pensionato sambucese) Cinque anni e otto mesi. Il pm aveva chiesto 4 anni e 4 mesi.
Michele Gandolfo (61enne di Sambuca di Sicilia, ex direttore di filiale ). Cinque anni e quattro mesi, oltre alla multa di 1.400 euro accusato, assieme ad altri agrigentini, di avere fatto da basista. La richiesta di condanna del pm è stata di 7 anni e 6 mesi.
Carlo Valpa (47enne di Palermo). Due anni e quattro mesi, più multa di 800 euro. Il pm aveva chiesto due anni e quattro mesi.
Paolo Valpa (48enne di Palermo) . Il Gup l’ha ritenuto non punibile per il fatto contestato, ma ha disposto la misura di sicurezza della libertà vigilata per due anni.
Ignazio La Manna (38enne di Palermo). Il Gup ha disposto l’assoluzione. Il pm aveva chiesto due anni e quattro mesi.
Salvatore Palazzolo (30enne di Palermo). Il Gup ha disposto l’assoluzione. Il pm aveva chiesto due anni e due mesi.
L’accusa per loro è di aver partecipato, a vario titolo, in varie rapine, e in altri casi di tentata rapina. Rapine in banca a Santa Margherita Belice, Sambuca e Menfi. Le rapine in banca avrebbero fruttato circa 200 mila euro.
Ci sono ancora altri 5 imputati sono processati con il rito normale davanti al collegio giudicante. Quattro sono accusati di aver avuto un ruolo principale nei fatti crimonosi, mentre Francesco Napoli, 32 anni di Montevago, è accusato di ricettazione di auto. Gli altri 4 imputati sono Rocco D’Aloiso, 46 anni di Santa Margherita Belice, Vito Leale, 53 anni di Palermo, Pietro Madonia, 44 anni, Michele Cirrincione, di 48 anni.
Gli arresti avvennero a metà settembre del 2015, quando i carabinieri della Compagnia di Sciacca trassero in arresto, in esecuzione di un’ordinanza di applicazione di misure cautelari restrittive emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari di Sciacca, 12 persone accusate a vario titolo di rapine in banca, sequestro di persona, associazione a delinquere per commettere rapine in banca, furti di autovetture e ricettazione di arma da fuoco, facendo luce su una serie di rapine consumate e tentate nei territori della Valle del Belice.
IL MODUS OPERANDI. I rapinatori- secondo quanto ricostruito dagli inquirenti-, durante i colpi messi a segno con precisione e rapidità, erano informati sulla disposizione dei vari locali degli istituti, soprattutto per individuare la parete sulla quale realizzare un foro d’accesso. Nel corso delle numerose perquisizioni effettuate sono state rinvenute perfino le chiavi di accesso originali di uno degli istituti di credito interessato dalle azioni criminose. La banda era specializzata in rapine agli istituti bancari messi a segno, in due circostanze, con la tecnica del buco praticando, cioè, un foro nei locali attigui all’obiettivo da colpire per poi entrare di sorpresa il giorno stabilito per la rapina.
Le rapine in banca riconducibili alla banda criminale in argomento sono: Rapina dell’1 giugno 2012 alla Banca Intesa San Paolo, agenzia di Santa Margherita Belice, dove i malviventi riuscivano a portar via la somma in contanti di 100.000,00 euro circa; Tentata rapina del 16 luglio 2012 al Banco di Credito Cooperativo di Sambuca di Sicilia, agenzia di Menfi; Rapina dell’ 8 agosto 2012 al Banco di Credito Cooperativo di Sambuca di Sicilia, sede centrale di Sambuca di Sicilia, dove i malviventi riuscivano a portar via la somma in contanti di 112.000 euro circa; Tentata rapina del 27 settembre 2012 alla Banca San Paolo, agenzia di Sambuca di Sicilia; Tentata rapina del 29 novembre 2013 alla Banca Intesa San Paolo, agenzia di Santa Margherita Belice.
Il modus operandi della banda mirava soprattutto al contenimento dei rischi legati alla possibile identificazione da parte delle Forze dell’Ordine. Mirati e scrupolosi sopralluoghi venivano eseguiti presso i vari istituti di credito con cadenza settimanale. Dall’analisi degli elementi raccolti nella fase investigativa è emerso che il gruppo criminale operava con la massima accortezza ed attenzione, con un esame quasi maniacale delle possibili complicanze, delle vie d’accesso alla banca verificando la presenza di edifici disabitati confinanti e delle conseguenti vie di fuga.
LA TECNICA DEL BUCO. La tecnica del buco, realizzata nelle ore notturne, consentiva di minimizzare il rischio di essere individuati. Peraltro, al fine di evitare una possibile identificazione, i contatti telefonici tra basisti e rapinatori si realizzavano attraverso schede telefoniche riservate e intestate a terzi, sino ad interrompersi del tutto nella fase strettamente operativa. Infine mediante servizi di “staffetta”, venivano trasportate in questi territori le autovetture rubate, sempre delle comuni FIAT Panda, da impiegare il giorno della rapina durante la fase di avvicinamento all’obiettivo. Durante le indagini, rese complesse dalle ingegnose accortezze usate dai rapinatori, sono state sviluppate tecniche investigative che sono andate dalle intercettazioni telefoniche ed ambientali, all’analisi dei tabulati telefonici, alle informazioni testimoniali, nonché all’impiego pressoché sistematico dei servizi di osservazione e pedinamento anche con l’uso di strumenti di video-ripresa.