QUELLE SCALE MOBILI…RIMASTE IMMOBILI

La città termale porta con se un triste destino. Se si fanno le opere pubbliche, rimangono incompiute. Se, invece, un’opera pubblica riesce a concludersi, non viene messa in funzione. Il caso emblematico è la scala mobile che è stata installata all’interno dell’ospedale Giovanni Paolo II. Nell’intenzione dell’ex manager Luigi Marano, avrebbe avuto un compito assai utile. Quello di far percorrere senza fatica gli utenti, in modo particolare gli anziani, i tratti di spazi che intercorrono tra il parcheggio e l’ingresso con la reception.

Il progetto, anni fa, fu apprezzato e finanziato dalla Comunità europea per circa 400 mila euro. I pezzi della scala mobile giunsero nella struttura sanitaria. Stettero un bel pò di tempo accantonati in un cantuccio. Poi si decise il montaggio. Nel frattempo, l’ex manager marano andò via. Quella scala mobile, istallata, luccicante, non fu mai messa in movimento. Come capita in questi casi, il tempo fa la sua parte. Ruggine, pezzi rotti. In più, furono oggetto della fantasia di scalmanati che, per combattere la noia, pensarono di utilizzarla come pista per le scorrerie in moto.

Ancora oggi, quelle scale mobili sono abbandonate al destino e all’incuria del tempo. Sono testimoni di una cultura che non recupera le opere esistenti. Preferisce, anzi, lasciarle al degrado. Eppure, si senta l’esigenza di usarle. La fermata dei mezzi pubblici avviene davanti l’ingresso principale. Molti anziani, o quanti hanno difficoltà di deambulare, potrebbero giovare di questa opera realizzata con soldi pubblici. La domanda appare spontanea: ma perché non si mette in funzione? Quali sono i problemi ostativi? Magari la risposta potrebbe offrirla il manager dell’Asp di Agrigento.

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